Fausta Bonino resta murata in casa

L'infermiera accusata di aver provocato la morte di 13 pazienti del reparto di rianimazione anestesia di Villamarina dice: "Ho paura a uscire, troppa pressione"

Fausta Bonino

Fausta Bonino

Piombino, 26 aprile 2016 -  IL PRIMO fine settimana di libertà, sabato e domenica, dopo 21 giorni di carcere lo ha trascorso in casa per paura di uscire e di non essere lasciata in pace. Fausta Bonino, 56 anni, compiuti il 9 aprile nel carcere Don Bosco di Pisa, dove è stata trasferita nella sera del 30 aprile, è accusata di aver provocato la morte di 13 pazienti del reparto di rianimazione anestesia di Villamarina.

E LA PROCURA le contesta anche una quattordicesima vittima, Sergio Ghini, morto il 14 gennaio del 2015 per una iniezione. Fausta Bonino da quando, mercoledì pomeriggio, è tornata a casa, si è barricata nell’abitazione di via Primo Maggio per il timore dell’assedio dei cronisti, che hanno presidiato la zona, ma anche per il timore di essere riconosciuta. Una paura quella di essere riconosciuta che Fausta Bonino, nella intervista che ha rilasciato al nostro giornale nella edizione di domenica, ha avuto anche quando dal tribunale del riesame di Firenze hanno comunicato al personale del carcere Don Bosco e quindi a lei che poteva chiamare un familiare che la andasse a prendere perché appunto il tribunale del riesame aveva annullato l’ordinanza di arresto della procura.

«QUANDO ho visto i microfoni, le telecamere e i fotografi- ha raccantato- ho avuto paura e volevo tornare in cella. Sono riuscita a raggiungere la macchina di mio figlio grazie al personale del carcere che mi ha protetta». Così come è stata protetta dai familiari quando è arrivata a casa nella tarda serata e ha ritrovato un minimo di serenità e voe si è stretta al collo dell’avvocato, Cesarina Barghini, amica da tanti anni, in un abbraccio che entrambe non dimenticheranno. Intanto le indagini della Procura stanno andando avanti e hanno in programma la riesumazione delle salme dei pazienti. Una decisione che potrebbe permettere agl inquirenti di capire più approfonditamente la causa dei decessi e la causa delle emorraggie. L’incarico ai consulenti della Procura dovrebbe essere affidato nel fine settimana sempre che la difesa non abbia già pronta un’altra carta da giocare.