Droga dalla Colombia su navi container. Gruppo di portuali tra i dieci indagati

La Finanza smaschera narcotraffico con Livorno come crocevia

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Livorno, 28 luglio 2015 - Il porto di Livorno crocevia della droga sulla rotta Caracas-Madrid-Italia. E un’organizzazione criminale dedita all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina da smerciare in Toscana e nel ferrarese, di cui faceva parte anche il «Gruppo Pesci», un gruppo di operatori portuali che consentiva ai trafficanti l’accesso al porto labronico e che si occupava del recupero della cocaina nascosta nei container. Nel giro anche facoltosi imprenditori del Comprensorio del Cuoio (Santa Croce sull’Arno e Fucecchio) che per far fronte al momento di crisi «arrotondavano» attraverso il business dell’import/export di sostanze stupefacenti «ripristinando così - si legge nelle carte dell’inchiesta - la propria agiatezza economica attraverso una fonte di guadagno facile». Una decina gli indagati, tra cui, appunto, per un traffico internazionale via mare di cocaina proveniente dalla Colombia, con prima destinazione, sotto mentite spoglie, nel porto di Livorno, per poi essere inserita nel circuito dello spaccio. Un grosso giro. Lo sta ricostruendo la Guardia di Finanza di Pisa che si è avvalsa dall’appoggio operativo-logistico degli uomini del comando provincia delle fiamme gialle della Spezia.

Secondo l’accusa,, l’associazione per delinquere avrebbe la sua base operativa a Santa Croce sull’Arno, nella sede della fitta di spedizioni che i consociati chiamavano «Magazzino», il quartier generale da cui venivano pianificate ed organizzate le importazioni di coca mediante trasporto in navi porta coinainer destinate al porto di Livorno. Qui, secondo l’accusa, attraverso la collaborazione di operatori portuali, nome in codice «gruppo pesci» coordinati da C. S., spedizioniere livornese, avrebbero provveduto al recupero della droga. Agli atti, già oggetto di una specifica contestazione, c’è un’importazione risalente al 30 giugno scorso. Riguardava 54 chili e mezzo di cocaina ( con principio attivo 66,70%). La droga è stata trasportata dalla nave portacontainer Noble Rigel. Sbarcata nel porto di Livorno, sotto mentite spoglie, lì, con la complicità del Gruppo Pesci - il “capo”, chiamato “pesce vecchio“, già identificato, gli altri tre in corso di identificazione, la partita di droga avrebbe dovuto essere recuperata ma, per un disguido, il contenitore venne imbarcato su un’altra nave, la Anna Sophie Dede, che ha fatto rotta per il porto di Catania. Ma lì, prima, della consegna ai destinatari, precipitosamente piombati nello scalo siciliano per il recupero della droga, la stessa è stata intercettata e posta sotto sequestro dalla Guardia di Finanza. Una decina gli indagati. Le attività investivagtive si sono basate essenzialmente sulle intercettazioni telefoniche svolte dalla polizia giudiziaria che ha utilizzato spcifici criteri di interpretazione obiettiva e logica che hanno consentito di decifrare i messaggi in codice utilizzati dai vari livelli dell’organizzazione criminale per comunicare tra loro.