Carcassa di delfino ai Tre Ponti: potrebbe essere stato uno squalo a mangiare parte del corpo

Il ritrovamento risale al 14 agosto ma l'Arpat rende noto che sul cetaceo "è stato possibile eseguire solo gli esami tossicologici, in quanto al delfino mancava la parte posteriore del corpo e tutti gli organi interni probabilmente a causa di una presunta predazione avvenuta dopo la morte"

La carcassa di un delfino in evidente stato di decomposizione trovata il 14 agosto ai Tre Ponti

La carcassa di un delfino in evidente stato di decomposizione trovata il 14 agosto ai Tre Ponti

Livorno, 23 agosto 2014 - "Una presunta predazione avvenuta dopo la morte". Così, in una nota, Arpat Toscana ipotizza il perché alla carcassa di delfino trovata ai Tre Ponti il 14 agosto scorso mancasse la parte posteriore del corpo e tutti gli organi interni. Sono ancora in corso gli esam tossicologici per accertare le cause del decesso del cetaceo, ma secondo quanto affermato dall'agenzia regionale per la protezione ambientale non si esclude che uno squalo possa esserci cibato del corpo ormai senza vita dell'animale. 

Il cadavere del delfino era stato trascinato a riva dalla mareggiata già in evidente stato di decomposizione, ma comunque ancora riconoscibile. Sul posto erano intervenuti i tecnici dell'Uff. Ambiente del Comune di Livorno e gli operatori di Aamps per la rimozione. La carcassa è poi stata messa a disposizione di Arpat per effettuare i prelievi necessari a individuare le cause della morte. 

La carcassa di un delfino in evidente stato di decomposizione trovata il 14 agosto ai Tre Ponti

Sarebbe il sesto di altri analoghi ritrovamenti avvenuti sempre nei giorni di Ferragosto sul litorale che va da Livorno a Orbetello su cui gli esperti stanno indagando. Arpat rivela che nel corso della prima parte del 2014, tra gennaio e agosto, in Toscana si sono verificati 14 spiaggiamenti di cetacei. Secondo l'agenzia regionale di protezione ambientale si tratta di dati nella media con gli anni passati e piuttosto esigui se paragonati alla moria eccezionale dello scorso anno.

Gli episodi hanno riguardato tre stenelle, otto tursiopi e un globicefalo oltre a due delfini di non si sa che specie perché in avanzato stato di decomposizione. Ma la metà di questi 14 spiaggiamenti si è verificato tra luglio e agosto. Arpat ha condotto accertamenti necroscopici sul 50% casi di delfini spiaggiati tramite i veterinari della sezione di Pisa dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana effettuando specifici esami di tipo virologico, batteriologico, parassitologico che possano aiutare a comprendere le cause di mortalità di questi animali. Alcuni risultati preliminari, indicherebbero che l’epidemia di morbillivirus rilevata nel corso del 2013 si è arrestata: infatti una sola stenella è risultata positiva per questo virus. Gli altri delfini analizzati (5 tursiopi) sono invece risultati tutti negativi al morbillivirus mentre altri esami di laboratorio sono attualmente in corso. Due giovanissimi esemplari sarebbero morti per cause violente: uno per annegamento, rimasto accidentalmente intrappolato nelle reti dei pescatori, e uno per trauma cranico da probabile collisione con un natante.

Un altro caso di delfino spiaggiato in Toscana