Concordia, in Senato la verità di De Falco: "Da un mio superiore comportamenti vessatori dopo la famosa frase"

L'audizione in Parlamento dopo la decisione della Marina di togliere De Falco da compiti operativi DI FRANCESCO MARINARI CONVOCATA FORMALMENTE DALLE PARTI CIVILI, DOMNICA NON CONFERMA LA DISPONIBILITA' / DOMNICA: "SCHETTINO MI QUERELA? NON LO TEMO" / IL TAPIRO A SCHETTINO / IL VIDEO DI DOMNICA / SCHETTINO VINCE UNA CAUSA, COSTA DEVE PAGARGLI L'AVVOCATO / SCHETTINO: DENUNCERO' DOMNICA / LE ULTIME RIVELAZIONI DI DOMNICA / "UN ELICOTTERO ASPETTAVA ME E SCHETTINO" / DOMNICA AL PROCESSO / "SI', HO AVUTO UNA RELAZIONE CON SCHETTINO"

Il comandante De Falco (Foto Lanari)

Il comandante De Falco (Foto Lanari)

Francesco Marinari

Twitter: @framar1977

Livorno, 8 ottobre 2014 - "Quando dissi la famosa frase (vada a bordo cazzo, ndr) un mio superiore allargò le braccia e fece una faccia contrariata. Da allora ho subito comportamenti vessatori". Così il comandante Gregorio De Falco, l'uomo che si occupò dalla sala operativa di Livorno dei soccorsi alla Costa Concordia, con il famoso dialogo con Schettino entrato ormai nel linguaggio comune di tutti. Il comandante, che adesso è stato rimosso da compiti operativi, è stato ascoltato dalla commissione trasporti del Senato (presidente l'onorevole Altero Matteoli). De Falco ha ricordato tutte le fasi di quella notte. "Arrivai per primo in sala operativa a Livorno, abitavo lì di fronte", dice. Sul perché sia stato demansionato, il comandante riferisce che "un mio superiore, durante quella frase, fece una faccia contrariata allargando le braccia. Mi scusai con lui ma dissi anche 'quando ci vuole ci vuole'. Non ho più visto l'ammiraglio. Tre giorni dopo mi convocò e mi disse 'Se io fossi stato in Schettino l'avrei mandata a quel paese'. Dopodiché il 17 mattina con un collega andammo a Grosseto per le indagini. Notai una certa distanza da parte del mio superiore da lì in poi". 

Il comandante continua: "Ricevere un incarico senza alcuna valenza dopo 20 anni di servizio, essere pagato per nulla non mi va". Lo ha affermato il comandante Gregorio De Falco nel corso della sua audizione davanti alla commissione lavori pubblici del Senato, in merito alla decisione del Comando generale della Guardia Costiera di trasferirlo dal suo incarico. "Un cambio di incarico non mi fa piacere - ha spiegato De Falco - non è una questione personale e se ci sarà un'altra fase eventualmente giurisdizionale vedremo. Non traggo conseguenze, osservo e basta, non deduco". 

Sul suo demansionamento dice: "Sulla Concordia, l'ammiraglio Brian Salerno della Marina Usa ci ha fatto i complimenti per soccorsi, soccorsi che non trovano riscontro altrove. Abbiamo parlato in Islanda e a Goteborg: non è mai stato mandato De Falco. E' sempre stato deciso che parlasse qualcun altro. Io mi sono sottratto alla calca dei giornalisti ovviamente a protezione del lavoro che stavamo facendo. Mi sono sottratto e mi sottrarrò sempre.  Altro è non riconoscere l'esistenza di De Falco. Perché non posso difendermi dagli attacchi? Il Corpo non ha fatto errori. Non è facile la notte, con una nave inclinata e quattromila persone, senza conoscere la situazione a bordo. Avevamo la rappresentazione chiarissima della situazione comunque. Io sapevo tutto quello che accadeva fuori dalla nave, ma non sapevo cosa accadeva dentro la nave. Sul dismettere la divisa valuto qualunque ipotesi. Se devo fare il consigliere dell'ammiraglio come avevo già fatto in parte, essere relegato a fare lo studio ed essere il suggeritore del direttore marittimo, beh non mi sembra il tempo. E' un ufficio per il Gregorio De Falco del 2002, sono passati 12 anni. Quando ero a Genova mi sono occupato di molte faccende amministrative. Il porto di Genova ha 37 km di banchina e facevo consulenza, pur essendo addetto alla sezione tecnica. Ci fu l'11 settembre, il 12 avevamo il piano di sicurezza del porto, era una struttura efficientissima. Ma ero un po' più giovane. Ora ho acquisito altre esperienze e non posso rendere un servizio inferiore".