Cure oncologiche non più autorizzate: "Ma hanno salvato la vita a molte persone"

La storia di un paziente che ora da Livorno dovrà andare a Perugia a curarsi

Un medico, foto generica

Un medico, foto generica

Livorno, 25 agosto 2014 - Sperimentazioni  in oncologia non autorizzate negli ultimi mesi: ecco la testimonianza di un paziente che dovrà andare a Perugia e che ha scelto di raccontare la sua esperienza positiva nel reparto di oncol o gia d i viale Alfieri . «Se sono ancora accanto alla mia famiglia, a mia moglie Cristina, a mio figlio Alessa n dro, lo devo all’equipe di oncologia, alla professionalità del primario Federico Cappuzzo e di tutti i medici che lavorano con lui, il mio grazie va anche al personale infermieristico. Sono un gruppo che alla professionalità unisce la sensibilità con cui seguono i pazienti e la disponibilità. Ce ne sono pochi, anzi pochissimi, primari del valore di Federico Cappuzzo .

Peccato che ora non possa più fare la sperimentazione nel reparto, ma debba andare a Perugia. Un disagio che per una persona come me che combatte con un tumore non è di poco conto e non sono il solo. E se posso fare ancora la sperimentazione a Perugia lo devo sempre al primario, a l dottor Cappuzzo che si è dato da fare e che ha trovato una soluzione. Lo so spesso immaginiamo che nel nostro ospedale non ci siano, per la dirla come noi livornesi, fenomeni. Invece non è vero ci sono eccome». Antonio ( ci ome ttiamo il cognome per tutelare la privacy ) Ha 49 anni, compiuti a giugno, sposato e padre di un bambino , dal settembre 2011 ha ingaggiato una battaglia contro un tumore polmonare scoperto dopo un malore sul lavoro. Fisico da atleta , Antonio spera che la sua testimonianza possa servire affinchè nuove sperimentazioni siano ancora una caratteristica scientifica del reparto di oncologia.

«Avevo un lavoro, correvo in bicicletta. Sembrava una bronchite. Una banale bronchite. Invece non era così sono stato male sul lavoro e ho scoperto che avevo un tumore al polmone. Sono stato operato a Livorno dove c’è un ottimo chirurgo toracico. Era l’autunno del 2011. Sembrava tutto risolto. Invece quando sono andato in oncologia per il controllo che credevo di routine un medico dell’equipe del primario ha visto qualcosa di sospetto. Un nodulo. Non volevo crederci. Il primario Cappuzzo mi ha spiegato ogni cosa. Mi è caduto il mondo addosso. Poi ho iniziato le cure in sperimentazione a Pisa e poi Livorno grazie all’equipe livornese. E sono ancora qui a lottare. Se quel nodulo non fosse stato diagnosticato non avrei avuto speranze. Mi sono trovato benissimo. Grazie a tutti. Ora dovrò andare a Perugia. Peccato per me e per gli altri pazienti». Antonio chiede che le sperimentazioni nuove siano autorizzate in ospedale perché per lui e per tanti pazienti significano la speranza. E non è davvero poca cosa.

Maria Nudi