«Pisa ha avuto ministri e premier. Da Livorno anche Ciampi è andato via»

Il vescovo le canta a tutti: "Qui troppi incivili. E i magistrati lavorino meglio"

Il vescovo di Livorno Simone Giusti

Il vescovo di Livorno Simone Giusti

Livorno, 21 gennaio 2017 - Non ha risparmiato nessuno il vescovo, monsignor Simone Giusti, nella sulla invettiva urbi et orbi di mercoledì sera nell’auditorium della parrocchia di Sant’Andrea, dove era in corso l’incontro pubblico con il questore Orazio D’Anna. Ha sparato a zero su prefetto, comune, magistrati e niente meno che l’ex presidente della Repubblica il livornesissimo Carlo Azeglio Ciampi. E sui livornesi bollati con il marchio di «incivili italiani» riferendosi ai problemi di ordine pubblico spesso attribuiti solo agli extracomunitari. I temi caldi e di stretta attualità - sicurezza urbana, decoro dei quartieri Garibaldi e Sant’Andrea, convivenza con le comunità straniere - hanno riscaldato gli animi. E anche il vescovo si è fatto contagiare in qualche modo. È partito subito con il piede sull’acceleratore tra lo stupore generale. «La partecipazione democratica dei cittadino alla vita di Livorno più il presidio del territorio delle forze dell’ordine devono andare a braccetto» questo è stato l’incipit del monsignore.

«Dunque ben vengano i comitati di cittadini come quello di Sant’Andrea e piazza Garibaldi che segnalano i problemi dei quartieri. Però i comitati di quartiere, come i vostri, si strutturino ancora di più per individuare e denunciare ancora più efficacemente quello che non va anche quando non ci sono i vigili urbani a presidiare il territorio, perché sono sulla variante a fare le multe. O sono impegnati a multare per divieto di sosta anche i residenti ai quali ora tocca pagare per parcheggiare sotto casa». Come un fiume in piena monsignore Giusti si è rivolto a distanza anche al prefetto. «Convochi gli organismi di sua competenza per coordinare al meglio le forze dell’ordine deputate al controllo del territorio». Non ha risparmiato nemmeno le toghe. «Anche la magistratura faccia meglio il suo lavoro perché mi pare che manifesti qualche limite nel suo operato». Poi l’intervento politico vero e proprio che ha risuonato come una chiamata alle armi per riportare i cittadini dei quartieri con criticità dentro l’assemblea elettiva di Palazzo Civico. «Il comitato di quartiere di Sant’Andrea e Garibaldi mandino qualcuno in consiglio comunale. Questo perché Livorno non ha nessuno dei suoi che la rappresenti adeguatamente e non ha santi in paradiso«. E ha fatto il paragone con la vicina Pisa, dalla cui provincia Monsignor Giusti (nato a Cascine di Buti) è arrivato per amministrare la chiesa labronica. «Pisa almeno ha espresso presidenti di aziende di stato, ministri e premier (alias Letta ex primo ministro, ndr). Livorno nulla». 

A questa frase è calato il gelo nella sala e l’imbarazzo generale. Una signora nella prime file punta nel suo orgoglioso di livornese di scoglio ha replicato al monsignore «ma cosa dice? Dove lo mette il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi? Qualcosa avrà voluto significare per la città?«. Il vescovo senza fare una piega le ha replicato «Ciampi è nato a Livorno, ma non ci ha vissuto per cui ha sentito poco il legame con la sua città d’origine». Ai nostri lettori e ai livornesi l’ardua sentenza. Ed evidentemente non conta, per il vesxovo, che il livornese Ciampi è stato anche governatore della Banca d’Italia e presidente del consiglio. È scomparso a 95 anni lo scorso settembre e le sue spoglie riposano ora nel Cimitero della Misericordia. Il vescovo ha infine puntato l’indice contro chi si comporta male. «Non sottovalutiamo l’incivilta’ degli italiani perché i problemi che affliggono anche i vostri quartieri non si possono addossare solo alla presenza degli extracomunitari come causa di tutti i mali».