Tirrenica, troppe proroghe senza gare d'appalto. Ora il verdetto della Corte europea

Lo ha deciso la Commissione europea. La prima concessione per la costruzione dell'autostrada Livorno-Civitavecchia alla Societaà Sat risale al 1969

PROTESTA Una delle tante manifestazioni di questi anni contro la realizzazione dell’autostrada Tirrenica al posto della vecchia Aurelia

PROTESTA Una delle tante manifestazioni di questi anni contro la realizzazione dell’autostrada Tirrenica al posto della vecchia Aurelia.

Livorno, 17 maggio 2017 - L'Italia sara' giudicata dalla Corte europea di giustizia per aver violato le norme Ue prorogando un contratto di concessione autostradale senza avere indetto una gara d'appalto. Lo ha deciso la Commissione europea, andando avanti con la procedura di infrazione avviata nel 2014. L'infrazione riguarda l'A12 Livorno Civitavecchia.

La prima concessione per la costruzione dell'autostrada Livorno-Civitavecchia alla Societa' Autostrada Tirrenica p.A. (SAT S.p.A.) risale al 1969. Per vari motivi sono stati finora realizzati solo 56 dei 242 km previsti. La concessione e' stata originariamente accordata per un periodo di 30 anni (fino al 1999). Da allora la concessione e' stata prorogata due volte, rispettivamente fino al 2028 e al 2046, senza alcuna procedura competitiva. La Commissione ritiene che l'Italia sia venuta meno agli obblighi che le incombono in base alle norme UE in materia di appalti pubblici, in particolare in virtu' della direttiva 2004/18/CE.

Una proroga della durata equivale a una nuova concessione; di conseguenza prorogare la data di scadenza di un contratto di concessione autostradale senza previa indizione di una gara d'appalto non e' in linea con il diritto dell'UE in quanto altre imprese potenzialmente interessate si vedono preclusa la possibilita' di presentare un'offerta.

La Commissione aveva gia' espresso le sue obiezioni in un parere motivato dell'ottobre 2014, con il quale sollecitava l'Italia a porre fine alla violazione del diritto dell'UE. A seguito di serrate discussioni con le autorita' italiane e considerato che le misure proposte da queste ultime non sanerebbero la violazione del diritto dell'UE, la Commissione ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia.