Livorno dice «no» alla riforma, ma il «sì» s’impone in provincia

Il Pd si spacca, parte la resa dei conti nella classe dirigente locale

Il brindisi di Nogarin alle dimissioni di Renzi

Il brindisi di Nogarin alle dimissioni di Renzi

Livorno, 5 dicembre 2016 - La città dei Quattro Mori è una piazza difficile per il Pd di Matteo Renzi. Il capoluogo boccia la riforma ma il resto della provincia è decisamente schierato per il «si» con la beffa di Cecina dove il no si è imposto per 89 voti. Anche a questa tornata referendaria dunque Livorno punisce il partito dei rottamatori. I numeri sono chiari, ma il margine non è così schiacciante come forse i seguaci del «no» si aspettavano. Il capoluogo resta piuttosto isolato dal resto della provincia dove domina il sì alla riforma; quella di Livorno si conferma una provincia politicamente spaccata con il capoluogo che resta distante dal territorio.

Elevata affluenza pari al 72,61% con la punta del 78,29% a Suvereto. Ecco allora le città che volevano la riforma della Costituzione: a Piombino un netto sì oltre il 52%, così come a Rosignano dove il sì vince deciso con il 53% dei voti. All’isola di Capraia il sì con il 50,95% ha battuto il no rimasto al 49,05%; così come a San Vincenzo dove il sì registra il 53% mentre a Bibbona i fans della riforma l’hanno spuntata per 16 voti. Ed ancora il sì vince a Campiglia con il 53,18% e Suvereto con il 58,12% in controtendenza al sindaco Parodi decisamente schierato contro la riforma. Non sorprende il voto a Portoferraio dove invece Renzi non è riuscito a sfondare, così come nel resto dell’isola.

Inevitabile le ripercussioni politiche sulla classe dirigente del territorio che, come effetto domino, dovrà rivedere incarichi ed assetto. Clamorosa la spaccatura del partito con il Pd di Fabiani che ce la fa ad incassare il «sì» ( 53%) nella città delle acciaierie mentre quello di Bacci non riesce ad imporsi nel capoluogo e nemmeno a Collesalvetti, la città da lui governata dove il no arriva al 51,37% dei voti. A Cecina ha fatto la differenza il sindaco battagliero come Samuele Lippi che, schierato per il sì, ha venduto cara la pelle; la cittadina si è inchinata ai fans del «no» per 89 voti.

Nella federazione di Livorno guidata da Lorenzo Bacci al territoriale e Federico Bellandi al comunale il giudizio comunque pesa. Nessuno parla della riforma proposta dal governo, tutti concentrati sul grande discorso di Matteo Renzi che ha dato l’addio alla presidenza del consiglio a testa alta e con grande orgoglio. «Io ho perso, volevo tagliare le poltrone, e invece salta la mia». Così, anche a livello locale, sono già in movimento i falchi del «no» che chiederanno la testa della classe dirigente. La resa dei conti a livello nazionale si farà sentire anche sulla nostra provincia dove, inevitabilmente, il Pd renziano sarà messo in discussione. E’ il primo difficile momento, per il partito livornese dei rottamatori, dopo la batosta elettorale del giugno 2014. Oggi, 5 dicembre, si volta pagina e per il Pd sarà un bagno di sangue.