Muore ex olimpionico stroncato dall’amianto

Sugar Ahmeti, 58 anni, fu tra i primi albanesi arrivati a Livorno all’inizio degli anni ’90

L’ex  olimpionico Sugar Ahmeti

L’ex olimpionico Sugar Ahmeti

Livorno, 20 ottobre 2016 – «Tutto è iniziato tre mesi fa con una bronchite. Lo hanno curato ed è guarito. Poi il 18 agosto lo abbiamo portato di nuovo all’ospedale dove lo hanno ricoverato. Gli hanno fatto tre biopsie e all’ultima è stato riscontrato il mesotelioma, un tumore alla pleura che può essere derivato solo ed esclusivamente dall’amianto. Alla fine non ce la faceva neanche a salire le scale». Si sono svolti stamani, alle 9, ai cimiteri dei Lupi, i funerali di Sugar Ahmeti, uno dei primi albanesi arrivati in città e perciò conosciutissimo in tutta Livorno, che è scomparso martedì scorso. «Arrivò nel 1991 – spiega Rudin, il figlio 33enne – e scelse Livorno per via del mare. Fu accolto molto bene e dopo pochi giorni venne organizzata una cena per tutti gli albanesi dal vecchio vescovo Ablondi. Io, mia madre Dhioleta e mio fratello Suard siamo arrivati due anni dopo e nostro padre per noi è stato un eroe. Integrandosi in Italia, ci ha dato la possibilità di crearci un futuro, facendoci studiare». In questi anni, Sugar ha lavorato tanto per permettere a tutta la famiglia di andare avanti. «Faceva il camionista – continua Rudin – e girava l’Italia, da nord a sud. Ultimamente lavorava per la Martinelli. Andava a prendere le pelli in porto che arrivavano dal Marocco per portarle alle concerie di Santa Croce. Poi la ditta è fallita e ora era in mobilità. La malattia lo ha portato via giovane, aveva solo 58 anni. È morto martedì e se n’è andato velocemente, senza darci la possibilità di capire in che modo abbia subito la contaminazione da ’amianto. Venerdì scorso il medico ha provato a operarlo, ma ha capito che non c’era più niente da fare. Ma tutti noi vogliamo capire meglio le cause della sua scomparsa e dove abbia respirato l’amianto». In questi giorni di lutto, la famiglia Ahmeti sta ricevendo le condoglianze e la solidarietà di tantissime persone, oltre a quelle della comunità albanese. «In Albania era una persona molto famosa perché da giovane è stato un atleta di lotta grecoromana, di pesi massimi e di lancio del giavellotto. In quest’ultima disciplina è stato anche campione olimpico e il suo record è rimasto imbattuto dal 1977 al ‘94. Inoltre ha partecipato anche alle Spartachiadi, che erano dei giochi sportivi organizzati dall’Urss tra i paesi del blocco sovietico. Quando arrivò a Livorno, nel tempo libero, si andava ad allenare alla pista di atletica e alcuni livornesi lo notarono subito, riconoscendolo. Chiesero anche alla Federazione albanese di avere il nullaosta. In seguito ha aiutato tanti suoi connazionali a integrarsi in città, per questo motivo era ben voluto da tutti».