Morti in corsia, la Cassazione annulla la scarcerazione dell’infermiera

Ora il caso di Fausta Bonino torna di fronte al tribunale del Riesame, che dovrà decidere sulla misura cautelare anche alla luce del pronunciamento della Suprema Corte

L’infermiera Fausta Bonino, 56 anni

L’infermiera Fausta Bonino, 56 anni

Livorno, 22 settembre 2016 - Morti in corsia all’ospedale di Piombino, la prima sezione della Corte di Cassazione accoglie il ricorso della Procura di Livorno contro l’ordinanza con cui il tribunale del Riesame, lo scorso 21 aprile aveva disposto la scarcerazione di Fausta Bonino, l’infermiera 56enne del reparti di rianimazione del Villamarina, ad oggi unica indiziata per la morte di 14 pazienti ricoverati, avvenuta per gravi emorragie che sarebbero state indotte da iniezioni massicce di un farmaco anticoagulante di uso molto comune negli ospedali, l’eparina sodica.

Al momento, comunque, l’infermiera non rientra automaticamente in carcere. La Cassazione, infatti, ha disposto il rinvio degli atti nuovamente al Tribunale del Riesame, che dovrà nuovamente decidere anche sulla base dele motivazioni della Cassazione, che saranno rese note soltanto la prossima settimana. A giorni, intanto, dovranno svolgersi le autopsie sui resti di otto pazienti (che non sono stati cremati») in sede di incidente probatorio, e saranno completati anche gli accertamenti tecnici irripetibili sul telefonino dell’infermiera che, fin dal primo giorno, si professa innocente e si ritiene vittima di un clamoroso errore giudiziario.

Il legale dell'infermiera Cesarina Barghini ha commentato la decisione della Cassazione affermando che per la procura di Livorno "è una vittoria di Pirro... Non cambierà niente e Fausta Bonino non tornerà in carcere. Lei è serena anche se c'è rimasta male come tutti noi: non si aspettava questa decisione". L'infermiera era stata arrestata il 31 marzo e scarcerata dopo ventuno giorni trascorsi in una cella del don Bosco di Pisa. "Non conosco ancora le osservazioni della Cassazione, ma certo non ci sono, dopo sei mesi, esigenze cautelari: non è scappata e non ha ucciso nessuno", ha aggiunto l'avvocato.

Il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco ha invece risposto così ai giornalisti: "Nessun commento sul merito della decisione, noi non facciamo i processi a mezzo stampa". "Come cittadino - prosegue Squillace Greco - mi auguro solamente che ora non si parli di 'sberle' della Cassazione al tribunale del riesame. Le decisioni dei giudici si possono impugnare, criticare, ma vanno sempre rispettate. Auspico che in questa vicenda si acquisiscano maggiore misura e sobrietà nelle valutazioni e nei giudizi". "È una vicenda dolorosa per tutti quelli che ne sono coinvolti: indagata, parenti delle vittime. Le strumentalizzazioni aggravano il dolore - conclude il procuratore di Livorno - È un caso molto difficile a cui si sta lavorando con le migliori energie disponibili e con il solito massimo impegno". A sostenere il ricorso della procura di Livorno in Cassazione è stato il sostituto procuratore generale Luigi Birritteri.