Mamme e figli cacciati dalla casa famiglia

La struttura contesa tra giovani donne con bambini e profughi

Mamme

Mamme

Livorno, 21 settembre 2016 - Gli assistenti sociali sono stati chiari: Chiara Bosi non vuol accettare la nuova soluzione abitativa proposta dal Comune di Livorno e, allora, lunedì mattina dovrà andarsene anche dalla casa famiglia «Il Melo», dove vive ormai da tempo assieme ai tre figli, tra cui uno di pochi mesi. La giovane mamma, ieri mattina, vista l’incompatibilità con gli ospiti extracomunitari della struttura (arrivati dopo di lei) è stata accompagnata da un responsabile dell’Arci, che gestisce il secondo edificio, a visitare il centro di accoglienza per mamme nella zona stazione (omettiamo il numero civico per ovvi motivi di priovacy). «Poco meno di 12 metri quadri – racconta Chiara – in cui dovrei abitare coi miei tre figli. Lì non c’entrano neanche due letti, figuriamoci quattro. Peraltro, la stanza non è neanche ammobiliata». Nello stesso edificio abitano altre tre famiglie: una donna con una bambina, una trentottenne con un figlio di 10 e una extracomunitaria con tre figli.

Hanno tutte alloggi che vanno da un minimo di 9 a un massimo di 12 metri quadri. Dormono anche in quattro in un letto matrimoniale. «Stiamo qui ormai da due anni – raccontano – e non ci spostano altrove, nonostante sappiano benissimo in che condizioni siamo costretti a sopravvivere”. Muffa e umidità alle pareti, fili della luce scoperti, piatti che si possono lavare solo nel lavandino del bagno, perché la cucina non c’è e sono costretti a cucinare con un fornellino a gas. Le stoviglie le tengono fuori, in una dispensa appoggiata in cortile, perché all’interno non c’è spazio. Una “soluzione” che la dirigente comunale Senia Bacci graziani definisce “temporanea”, ricordando che per l’emergenza abitativa (dati di marzo 2016), ci sono state solo 16 assegnazioni e ci sono 1.805 persone in attesa. Così temporanea che c’è chi ci sta da due anni. Benché si tratti di una struttura per donne che sono inserite in un programma, però, non si capisce come mai le condizioni di vita di questa gente siano al limite della decenza. «Abbiamo anche fatto un sopralluogo – chiarisce l’assessore al sociale Ina Dhimgjini, ricordando ai giornalisti che l’hanno interpellata che potrebbero essere “prese misure se si sono fatte foto all’interno della struttura dove non è consentito entrare». Insomma, a denunciare situazioni di disagio sociale si rischia una denuncia. Su Chiara Bosi l’assessore specifica peraltro «che non ha mai risposto positivamente al programma di recupero in cui era stata inserita e che non è in emergenza abitativa», benché la giovane mamma figuri in graduatoria per la richiesta di un alloggio. «E’ una vergogna – interviene Cheti Cafissi, commissario della Lega Nord di Livorno, che da sempre difende la posizioni delle mamme ospiti al Melo – che gli extracomunitari abbiano più diritti degli italiani. Ritengo sia necessario un intervento della procura della Repubblica che dovrebbe aprire un’indagine a carico dell’amministrazione comunale livornese per chiarire l condizioni sia degli alloggi per l’emergenza abitativa che di quelli destinati al recupero sociale».