L’addio ai familiari e al figlio. Poi l’omaggio ai 'leoni' dell’Isis

Gli investigatori analizzano l’ultimo post su Facebook del jihadista arrestato al Biscottino

Bilel Chihaoui, in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Bilel Chihaoui, in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Livorno, 14 agosto 2016 - E’ il messaggio di addio di Rafael Van der Vaart, alias Bilel Chihaoui, il ventiseienne tunisino fermato meno di 12 ore dopo avere annunciato su Facebook il suo martirio jihadista a Pisa, ad avere innescato la caccia all’uomo coordinata dai carabinieri del Ros e condotta sul terreno da un centinaio di carabinieri del comando provinciale di Pisa che hanno contestualmente messo in atto un’azione repressiva e una di prevenzione per garantire il massimo della sicurezza possibile in una situazione di massima allerta. In quel messaggio il giovane nordafricano rivolge pensieri dolci ai genitori e al fratello, ma anche a una fidanzata italiana, Vanessa, e a «Massimo figlio mio», che probabilmente è il bambino che si vede ritratto in una foto sul suo profilo. Gli investigatori preferiscono mantenere il massimo riserbo sulla figura del tunisino, immediatamente espulso e già trasferito al Cie di Torino in attesa del rimpatrio. In quel messaggio di addio, però, Chihaoui cita anche la sua militanza: secondo i carabinieri del Ros si è infatti radicalizzato insieme a un gruppo di connazionali con i quali si era iscritto, come copertura, presso la facoltà di lingue orientali dell’università di Torino. Due di questi amici, sono diventati foreign fighter e sono morti combattendo per l’Isis sul fronte siro-iracheno. Sono Wael e Khaled, entrambi citati nel suo post: di « Wael - scrive Chihaoui - non parlavo bene ma lasciami dire che è un vero uomo raro tra tutti gli uomini che ho conosciuto, Khaled era un leone». I due amici tunisini di Chihaoui secondo gli inquirenti sono passati da Pisa e da qui sarebbero partiti proprio per andare acombattere in Siria per il Califfato.

Ma ci sono anche altri indizi che fanno ritenere il tunisino fermato al Biscottino un jihadista pronto al martirio: il giovane sarebbe stato intercettato mentre chattava con loro sul web, durante il percorso di radicalizzazione che lo ha portato ad annunciare la sua morte sul social network. Ora i carabinieri stanno cercando ulteriori indizi sul computer sequestrato nell’appartamento di via Livornese, così come sul telefonino dello straniero che è stato spento subito dopo avere postato su Facebook l’ultimo annuncio. Del resto, i carabinieri del Ros torinese non hanno dubbi sulla pericolosità di Chihaoui monitorato da mesi e parte di un’indagine più ampia che riguarda altri suoi connazionali tuttin iscritti all’ateneo torinese proprio per ottenere un permesso di soggiorno per motivi di studio in Italia anche se non risulta che abbiano mai frequentato i corsi accademici, ma si sia dedciati soprattutto all’Islam radicale. Il tunisino fermato a Pisa però non collabora: in caserma si è chiuso nel mutismo più assoluto per quasi 24 ore. Solo quando è stato fatto salire in auto per essere accompagnato al Cie ha manifestato qualche cenno di nervosismo, rivolgendo un gesto volgare a fotografi e cineoperatori che filmavano il suo trasferimento. Per il resto, i militari che lo hanno tenuto d’occhio per tutto il giorno lo hanno descritto come una persona «apparentemente tranquilla, quasi fredda». Nella gazzella dei carabinieri che lo ha accomopagnato a Torino si è sdraiato sul sedile posteriore coprendosi il volto per non farsi riconoscere. E’ stato l’unico momento di nervosismo, poi anche per il resto del viaggio non ha aperto bocca.