«Il Pd non ha fatto passi avanti. Stessi numeri delle amministrative»

Impietoso il giudizio di Alessio Ciampini: «Fuori dall’isolamento»

Alessio Ciampini

Alessio Ciampini

Livorno, 6 dicembre 2016 - C’è profonda amarezza nel Pd livornese che sosteneva la riforma della Costituzione. La esprime bene il segretario dell’Unione Comunale Federico Bellandi che, per la prossima settimana, convocherà prima la segreteria poi la direzione comunale. «Nessuno, ad oggi, mi ha chiesto le dimissioni – dice Bellandi – certo è che un’analisi del voto risulta inevitabile. Guardo i numeri su Livorno, c’è stata una tenuta rispetto al 35% delle comunali (elezioni in cui il Pd ha perso il Comune, ndr) al 39% delle politiche e al 41% delle regionali». Ora è il momento dell’autocritica: «Quando si è sconfitti, va fatta. A Livorno si pagano anche problemi organizzativi: qui il partito ha lavorato a macchia di leopardo e alcuni circoli non hanno fatto campagna per motivazioni politiche. Dunque è il risultato di un voto di opinione a sinistra diffuso». Bellandi aggiunge: «Si è ripetuto il copione del ballottaggio: tutti contro il Pd. E’ chiaro che l’autosufficienza non regge più». Ecco allora che c’è chi, come il consigliere comunale Alessio Ciampini (anima del comitato del Si di via Maggi) e membro della segreteria territoriale di Lorenzo Bacci, spinge per l’apertura aa quella società civile che in campagna elettorale si è messa in gioco. Ciampini non è tenero con il suo partito e fa un’analisi lucida ma pungente di quanto accaduto: «Si aspetta la direzione nazionale di mercoledì (domani, ndr), credo ci saranno delle sorprese. Si andrà ai congressi rapidamente e, se così sarà, il passaggio c’è anche per noi a Livorno. Non mi pare si siano fatti grandi passi avanti rispetto alle amministrative del 2014 quando abbiamo perso il Comune. La percentuale del fronte del no è la stessa che ha votato Nogarin, identico stacco. Questo un po’ preoccupa. Il Pd è il primo partito in città ma non vince. Dunque prima dobbiamo riflettere sulla linea politica, poi anche sui segretari...». 

L’obiettivo è togliere il Pd dall’isolamento: «Il comitato esterno al Pd aveva questo scopo – dice Ciampini – dovevamo spingere di più e personalizzarlo un po’ meno. Insomma, da soli non ce la facciamo, dobbiamo aprire un confronto con liste civiche e l’elettorato di sinistra. Io credo in un Pd moderato e riformista». Tra coloro che più si sono messi in gioco per il «sì» alla riforma c’è il consigliere regionale Francesco Gazzetti che non ha perso una iniziativa. «A Livorno il no ha vinto, ma non ha stravinto. Non riesco a capire anche le ragioni di chi ha fatto il brindisi (il riferimento è ai grillini, ndr), farebbero meglio a restare sulle questioni di Livorno». Gazzetti sgombra ogni possibile azzeramento della classe dirigente del partito livornese: «Nessuna smobilitazione, nessuna destrutturazione. Anzi, dobbiamo rafforzare l’attività dei circoli perché il primo obiettivo è recuperare quei 4mila voti di differenza che hanno fatto vincere il no». Il consigliere regionale del Pd cerca di dare la carica: «Sono già pronto per ripartire, e ancora più determinato dell’altro ieri. Questo risultato non mi ha fiaccato l’entusiasmo. Il voto va rispettato e ora il nostro compito è quello di coinvolgere ancora di più i territori». Ed è questo Pd che, ora a Livorno, dovrà fare i conti anche con l’altra anima del partito, quella rappresentata da Yari De Filicaia. «L’affluenza è il dato più importante. Il risultato è un’affermazione chiara del no. Opportunamente Renzi ha rassegnato le dimissioni dalla presidenza del consiglio». De Filicaia è cauto, ma ieri sera il suo gruppo si è riunito per delineare le prossime mosse. Molto dipenderà da cosa accadrà domani ma «e’ evidente – dice l’ex segretario – che il referendum si è trasformato in elezioni politiche. Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma bisogna essere onesti con noi stessi. C’è qualcosa che non va. Ora non si parte dalle dimissioni dei segretari, ma faremo un percorso di valutazione perché quando si perde vuol dire che si sbaglia. Io non sono mai stato un tagliatore di teste». E chiude: «Sono molto preoccupato invece per la situazione del porto, non credo che si sbloccherà a breve la nomina del presidente dell’Authority e questo crea solo enormi disagi e preoccupanti ritardi».