Cadavere a Capraia, mistero infinito: "Senza identità da quasi vent’anni"

Gli unici indizi: una fede nuziale incisa, una scarpa e un orologio

GIALLO L’ispettore Ilario Sartori (nella foto piccola) cerca di dare un’identità al cadavere spuntato in mare

GIALLO L’ispettore Ilario Sartori (nella foto piccola) cerca di dare un’identità al cadavere spuntato in mare

Capraia, 22 agosto 2016 – UN ANELLO nuziale con la scritta «Caterina 24/10/ 92», prodotta in Italia misura 27, quindi per una grande mano; una scarpa numero 47 calzata al piede con tomaia marrone e suola marrone, modello da barca, con un logo stilizzato rosso e all’interno il numero 7085 che potrebbe contraddistinguere il lotto di fabbricazione; un calzino, un orologio da polso Casio, modello G-shock, cassa bianca di plastica trasparente e cinturinno metà bianco e metà grigio; sono gli oggetti che appartengono al cadavere senza nome affiorato nelle acque di Capraia, quasi venti anni fa e sepolto al cimitero comunale dei Lupi.

IL MISTERO è ancora senza soluzione. «Anche la scorsa estate – ricorda l’ispettore Ilario Sartori, da poco in pensione – abbiamo fatto ulteriori approfondimenti, verificato nelle banche dati europee per vedere se fosse emerso qualcosa. Niente, il buio. Sono rammaricato. In tanti anni di carriera, questa storia non riesco a dimenticarla. Da qualche parte del mondo potrebbe esserci una famiglia che piange una persona senza averne il corpo». Era il 19 luglio 1998 quando a sei miglia dell’isola del Fiordaliso il mare restituì il corpo di un uomo giovane, capelli biondi-castani, occhi marroni, i cui tratti somatici e le caratteristiche fisiche fecero pensare agli investigatori, gli uomini della polizia di frontiera marittima, che si trattasse di una persona del nord Italia o del nord Europa, altezza 1.80 e corporatura robusta. Dagli accertamenti emerse che il corpo era restato in acqua dai 7 ai 10 giorni, mancava qualunque segno di eventuali aggressioni della fauna marina. Gli esami autoptici dell’Università di Pisa accertarono che non c’erano evidenti tracce di violenza o di avvelenamento. A chiamare le forze dell’ordine e a dare l’allarme fu l’equipaggio di una barca da diporto francese che stava facendo il giro dell’arcipelago toscano. Chi è quell’uomo senza nome, chi è Caterina: la polizia verificò che i matrimoni, in 5000 comuni italiani, con sposa Caterina, celebrati il 24 ottobre 1992 (la data incisa sulla fede) furono una ventina, ma nessuno degli sposi risultò scamparso. «Forse – spiega Ilario Sartori – quella Caterina non è mai stata sposata, ma si trattava di una relazione. Ma sono illazioni». E come è morto l’uomo senza nome: un malore? Una caduta accidentale? O un delitto perfetto? Interrogativi che sono senza risposta: unico testimone il mare. Il giallo dopo 20 anni è diventato una leggenda che fa parte della storia dell’Arcipelago Toscano.