All’asta la casa di un disabile. Benefattore a sorpresa la ricompra per lui

Il 46enne, sposato con una ragazza pure lei disabile, aveva perso il lavoro quattro anni fa e non riusciva più a pagare il mutuo

Alessandro D’Oriano

Alessandro D’Oriano

Livorno, 26 giugno 2017 - Esistono ancora le storie a lieto fine? Evidentemente sì, anche se sono sempre più rare. Quella di Alessandro D’Oriano, disabile livornese, è una di queste. Il 46enne, sposato con una ragazza pure lei disabile, aveva perso il lavoro quattro anni fa e, non riuscendo più a pagare il mutuo, la sua casa è andata all’asta. E a metà maggio due persone si sono presentate in tribunale perché interessate all’acquisto dell’appartamento. Un duro colpo per Alessandro, tanto da essere colpito un aneurisma cerebrale che solo grazie al pronto intervento dei medici non si è trasformato in tragedia. Da qui l’appello dei familiare perché non gli fosse tolta la casa, fino a quando è arrivato il lieto fine.

Un anonimo benefattore, infatti, ha acquistato la casa per restituirgliela in comodato d’uso gratuito. «Un gesto meraviglioso – commenta il fratello Francesco – che ci ha lasciato senza parole. Non conosco il nome di questa persona che, parlando con il mio avvocato, ha pregato di restare anonimo anche con noi. A lui però va la nostra eterna gratitudine». Alessandro D’Oriano, disabile al 75% per un’encefalite contratta da piccolo, ha visto il suo calvario iniziare quattro anni fa quando perse il lavoro, nonostante fosse stato assunto come categoria protetta tanto da avere avviato una causa con il datore di lavoro, ma i tempi della giustizia sono lunghi e la vicenda è tutt’altro che conclusa. Ex dipendente di una sala cinematografica cittadina, Alessandro era stato accusato di aver sottratto dei soldi, come denunciò lui stesso in una lettera qualche tempo fa.

«Visto che non erano riusciti a farmi lasciare il lavoro con i vari ‘stalking’ – scriveva Alessandro – mi hanno accusato di appropriazione di denaro dalla cassa del bar del cinema dove lavoravo. Tutto perché quel giorno io avevo avuto una delle mie solite crisi epilettiche e avevo perso dalla tasca dei pantaloni un portamonete con spiccioli e soldi miei. In quel momento con me c’erano due colleghi: uno mi ha soccorso, l’altro ha portato tutto al direttore dicendo che avevo rubato dalla cassa, nonostante quel giorno non ci fosse nessun ammanco. Per questo dopo 17 giorni mi hanno fatto firmare le dimissioni». E un mese fa il fratello di Alessandro, Francesco, e la madre, Rosanna Pagni, decisero di lanciare un appello anche dalle pagine del nostro giornale rivolto alla comunità, finché non è giunta all’orecchio di un animo nobile il cui gesto permetterà ad Alessandro di poter vivere serenamente la propria vita.