Livorno, 9 giugno 2014 - Ore 23 di domenica 8 giugno: si chiudono le urne del ballottaggio fra Marco Ruggeri del Pd e Filippo Nogarin del Movimento Cinque Stelle.

Basta mezz’ora per capire che Livorno cambia tutto. È la svolta. Come entrò nella storia 93 anni fa con la nascita del Pci, oggi la città dei Quattro Mori vi irrompe di nuovo con lo stesso clamore con cui Pizzarotti conquistò Parma nel maggio del 2012. Anche a Livorno la notte porta Cinque Stelle. Il sindaco è Nogarin, l’ottavo dal dopoguerra.

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Una notte di emozioni forti, di tensione e di brividi che corrono lungo la schiena. Nella roccaforte ‘rossa’, il muro dà segni di cedimento da subito. Si parte dall’affluenza, perché in questa prima vera torrida domenica d’estate soltanto un livornese su due ha deciso di andare a votare. Crollo netto della presenza ai seggi, infatti: poco sopra il 50% rispetto al 64% del 25 maggio scorso.

Due settimane fa il candidato del Pd aveva chiuso al 39,9% contro il 19,9% dell’alfiere grillino: un funzionario di partito e consigliere regionale (Ruggeri) contro un ingegnere aeronautico (Nogarin), 40 anni da compiere il primo, 43 il secondo. E un ballottaggio storico. Sì, perché mai era capitato che Livorno non eleggesse un sindaco al primo colpo. Mai.

Via via che le urne gettano fuori i loro responsi, le indicazioni non sembrano essere quelle di una libecciata, ma di un vero e proprio ‘tsunami’. L’andamento delle prime quaranta sezioni, infatti, vede in testa di dieci punti il candidato del Movimento Cinque Stelle. Passa il tempo, vanno avanti i conteggi, cresce la sensazione che qualcosa di clamoroso potrebbe davvero accogliere quest’alba livornese. Proprio qui, dove nel gennaio del 1921 nacque il Partito comunista italiano. Proprio qui, dove la rabbia e la delusione per il porto arenato da anni, per le case che non ci sono, per il lavoro che relega questa città agli ultimi posti in Toscana ha fatto sì che si arrivasse al ballottaggio.

Dopo settanta sezioni scrutinate (su 172), l’uomo di Grillo è in testa sul candidato Pd. Più di quattromila voti di differenza.
Andamento lento, ma costante. Inesorabile. Devastante per il Pd. Che forse — ma saranno gli analisti a dare un’interpretazione più approfondita — sta cadendo anche sotto i colpi dell’altra ala sinistra, quella della lista ‘Buongiorno Livorno’, guidata dal giovane Andrea Raspanti che al primo turno aveva raccolto un significativo 16%. Prima del ballottaggio, Raspanti aveva detto che il suo gruppo avrebbe appoggiato i pentastellati, benché non tutti — all’interno del suo stesso schieramento — si fossero detti d’accordo della scelta. Ma tant’è. Di sicuro, Forza Italia aveva lasciato liberta di voto (7%), mentre Fratelli d’Italia-An-Lega (4%) aveva dichiarato l’appoggio netto a Nogarin.

La notte di Livorno si fa torrida. Rovente. ‘Rivoluzionaria’ a modo suo, urla i numeri della storica affermazione di Beppe Grillo. Un’ora dopo la chiusura dei seggi (con 55 sezioni ancora da scrutinare) Nogarin è in testa con il 53,7%, Ruggeri è al 46,3%. Sarà il risultato finale
Lo ‘tsunami’ non risparmia alcun angolo della città, dai quartieri periferici a quelli del porto, nella culla dello zoccolo duro. Ma zoccolo duro di cosa? 

Alessandro Antico