Piombino, 16 aprile 2014 - «STIAMO lavorando per arrivare entro una settimana alla firma dell’accordo di programma per la riconversione ecologica del polo di Piombino». E’ l’auspicio di Gianfranco Simoncini, assessore toscano al lavoro, per dare un futuro alla Lucchini. Allo stesso tempo - ha spiegato l’assessore - vogliamo avere garanzie per il sostegno al reddito dei lavoratori e il loro riutilizzo durante la fase, che si dovrà affrontare, dopo la chiusura dell’altoforno. Sosteniamo pienamente la richiesta che i lavoratori hanno avanzato al ministero di applicazione di un contratto di solidarietà. Riconfermiamo che la Regione, per quanto riguarda il contratto, è disposta a sostenere l’integrazione al reddito. Ovviamente riguarda i lavoratori Lucchini e ci auguriamo possa riguardare anche una parte dei lavoratori dell’indotto intorno all’altoforno. Ma serve anche una garanzia per l’utilizzo di ammortizzatori in deroga». Si parla di numeri cospicui: gli addetti dello stabilimento Lucchini di Piombino sono circa 2000. L’indotto diretto è stimato in 1450 lavoratori.

LA REGIONE insiste sull’accordo di programma che si articola su tre assi e prevede il miglioramento ambientale e la messa in sicurezza del ciclo produttivo dello stabilimento Lucchini e la sua reindustrializzazione. Secondo passo, l’intervento di riconversione e riqualificazione produttiva dell’intera area di «crisi industriale complessa» di Piombino, l’agevolazione degli investimenti, la razionalizzazione delle infrastrutture energetiche e la riqualificazione del personale con attività di formazione destinate ai lavoratori.

Ingenti le risorse stanziate. «Nel piano, ha ricordato Simoncini, la Regione prevede una dotazione di 30 milioni di euro, nel programma operativo Fesr 2014-20, per gli interventi di miglioramento ambientale ed energetico, mentre altri 32,2 milioni di euro verranno dal programma di attuazione 2007-2013 del Fas e saranno destinati agli investimenti».

A PIOMBINO però si vivono ore difficili. Mentre sembra sfumare definitivamente l’arrivo della Smc (il sedicente magnate giordano ha posticipato al 15 maggio la presentazione delle società a Tunisi) unica società propensa a mantenere l’area a caldo dello stabilimento, oggi i sindacati incontreranno prima il commissario straordinario Piero Nardi per discutere della richiesta di estensione a tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto, dei contratti di solidarietà. E nel pomeriggio il governatore Enrico Rossi per la questione dell’accordo di programma.

Ieri i segretari di Fim, Fiom e Uilm hanno tenuto un consiglio di fabbrica ribadendo la volontà di estendere i contratti di solidarietà a tutti, condizione considerata irrinunciabile, per tentare di tenere «tutti dentro» durante la procedura. I contratti di solidarietà si tradurranno in un abbassamento di ore lavorative e stipendio pari all’80%, senza maggiorazioni. Intanto il clima in fabbrica e in città si sta facendo più difficile. La tensione sta salendo, comprensibilmente. Considerando che il 22 aprile inizieranno le manovre di carica in «bianco» dell’altoforno, l’anticamera della fermata definitiva. Per alcune settimane – si pensa una ventina di giorni - sarà mantenuta una temperatura elevata, con la speranza che l’impianto ormai da tempo senza manutenzione, regga. Poi se non ci saranno le condizioni per la ripartenza (se non arriverà nessun compratore interessato a mantenerlo in vita), si procederà allo spegnimento. E senza lavoro resteranno circa 1000 diretti e qualcuno in più nell’indotto.