LIVORNO-GENOA 0-1

Commento di Alessandro Antico

Livorno, 9 febbraio 2014 - Il 'derby di Spinelli' l'ha vinto l'altra metà del cuore, quella genoana. E per il Livorno di Di Carlo è la prima battuta d'arresto dopo due risultati utili consecutivi. Vince il Genoa 0-1: una sconfitta che gli amaranto non avrebbero meritato e che non pregiudica il loro cammino verso la salvezza, ma che lo complica.

IL PRIMO TEMPO – Nel Livorno col 3-5-2 esordisce Mesbah dall'inizio sull'out sinistro, mentre Belfodil parte dalla panchina perché in attacco viene confermata la coppia Emeghara-Paulinho. In difesa c'è il ritorno di Coda e, a destra, Piccini prende il posto dello squalificato Mbaye. Torna anche Greco, posizionato come trequartista a ridosso delle punte.
Nel Genoa nessuna sorpresa, a parte l'infortunio improvviso di Antonini (per lui c'è Marchese). Gasperini ritrova Portanova al centro della difesa e in attacco spedisce Gilardino (bestia nera degli amaranto) insieme con Antonelli.
Curva Nord vuota al centro nel primo quarto d'ora per protesta: non è stato consentito l'ingresso di alcuni striscioni.

Il Livorno parte forte, è veemente come contro il Sassuolo. E' di Mesbah il primo pallone pericoloso: l'esterno mancino lo mette in mezzo all'area del Genoa, però Emeghara arriva con un istante di ritardo per l'aggancio.

Ma dopo 9' c'è un patatrac in difesa e il Genoa va in vantaggio. Antonelli sale e vede Gilardino, che è favorito da un rimpallo: Piccini  rinvia ma la palla resta lì in area nel momento in cui ripiomba lo stesso Antonelli che la spara con violenza in rete e segna il suo secondo gol stagionale.
Il primo errore in difesa costa caro al Livorno, che ancora una volta, come accaduto a Catania, commette troppe ingenuità nella gestione delle emergenze e delle palle inattive. Con questo sono 41 i gol subìti dall'inizio del campionato.

Nei dieci minuti successivi al gol genoano sembra fiaccarsi un po' la spinta degli amaranto, che al 19' falliscono con Paulinho, servito da Greco, il gol del pareggio.
Ma la caratteristica della squadra di Di Carlo è comunque quella di reagire e di non rinunciare a spingere. Tant'è che il Livorno torna a macinare gioco, sprecando al 26' un'altra occasione d'oro con Emeghara che beffa Marchese ma spara sul fondo con lo specchio della porta ormai sguarnito.

Crescono gli amaranto, sono loro a fare la partita, ma peccano di precisione  nell'ultimo lancio e nelle conclusioni a rete, come testimoniano le clamorose palle-gol fallite da Paulinho ed Emeghara. Il Genoa è sornione, esperto, aspetta e riparte appena trova qualche varco. La squadra di Gasperini si chiude a morsa intorno a Paulinho, al quale vengono concessi meno spazi del solito. Emeghara invece fa un movimento esagerato, ma finora palesa la mancanza del guizzo da killer che gli avevamo visto sfoderare con Sassuolo e Catania. Tutto il Livorno ha dimostrato di essere in partita e di sapersi rendere pericoloso, ma paga il conto della grave disattenzione difensiva nei primi dieci minuti. Otto i tiri in porta degli amaranto contro i quattro del 'grifone', che va al riposo in vantaggio distretta misura.

IL SECONDO TEMPO – Gasperini tiene Matuzalem molto alto su Luci, che così ha meno libertà del solito nella costruzione. Il Livorno in ogni caso riparte come all'inizio: spinta dalle fasce, soprattutto con Mesbah.

Al 4' Paulinho apre genialmente su Benassi, che scatta palla al piede e dalla destra fa partire una bordata deviata in corner da Perin. Il portiere genoano si ripete sull'angolo, compiendo un miracolo su una staffilata di Mesbah. L'urlo amaranto si strozza in gola: sembrava un gol già messo nel sacco, proprio sotto la Nord. Maniente da fare.

Gli amaranto sono volitivi, si buttano tutti in avanti. Intensificano il ritmo e la pressione, stanno più alti. Ricorrono anche ai falli per fermare le ripartenze del Genoa, in particolare con De Ceglie: Coda, Mesbah, Greco e Piccini finora gli amaranto ammoniti.

Al 13' Di Carlo cambia e mette dentro Belfodil al posto di Piccini. Cambia anche il modulo, passando al 4-3-3. E' il momento di aggredire di più, di cominciare a sferrare l'assalto a un Genoa che da questo momento più che mai gioca solo di rimessa.

Il Livorno spinge e conquista metri. Rischia un paio di volte l'infilata sul contropiede ligure, ma non ha alternativa: se vuole pareggiare, deve tenersi più alto e accorciare la distanza fra centrocampisti e punte. Al 21' Emeghara ci prova su rovesciata, ma è meglio non mostrarla ai bimbi.

Amaranto avanti a testa bassa. Con abnegazione ma poca lucidità, fatta eccezione per il solito 'monumentale' Luci. Al 24' entra Duncan al posto di uno stremato Greco nel tentativo di dare più fiato e muscoli nel mezzo.

Al 27' Emeghara va in gol ma Gervasoni annulla per fuorigioco. Di Carlo protesta e viene espulso: “Ho esultato per il gol”, spiega uscendo dall'area tecnica. Sarebbe stato  un pareggio meritato, perché in questo secondo tempo è stato il Livorno a mantenersi in cattedra, anche se al centro si è persa sostanza. Bello il cross di Benassi, ma la decisione dell'arbitro sulla zampata di Emeghara è giusta perché in effetti l'attaccante era in fuorigioco.

Nell'ultimo quarto d'ora si vede tutto il cuore amaranto: non c'è altro da fare che buttarlo oltre l'ostacolo con gli ultimi sprazzi di ossigeno che restano nei polmoni. C'è inerzia, addio schemi. Il Genoa controlla ma non si abbassa troppo, il Livorno riparte da Emerson a cercare Benassi e Luci.
L'assalto c'è, ma la squadra di Gasperini gestisce le chiusure anche faticando su Belfodil che davanti all'area è una mina vagante. Il Livorno però non riesce a far esplodere la bomba. Al 41' esce Emeghara ed entra Borja, l'ultima carta per l'attacco amaranto. Che però si spegne sull'esperto muro rossoblù, dove Portanova salva sulla linea su un gran colpo di testa di Paulinho. Peccato. Peccato davvero per un Livorno almeno il pareggio lo avrebbe meritato.     

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