Livorno, 7 febbraio 2014 - "Qual è quell’imprenditore pazzo che aprirebbe un’attività commerciale a 100 metri da un grosso supermercato come la Coop?». «Che fine faremo adesso che le nostre casse integrazioni finiranno?».

Sono molte le domande che si pongono i lavoratori della Sidis, la catena di supermercati che fino a gennaio 2013 aveva tre filiali a Livorno e che adesso non ne ha più nemmeno una.

Ma a queste domande, purtroppo, in oltre un anno d’inferno e battaglie contro mulini a vento, nessuno è riuscito a rispondere.

Ieri mattina alla Circoscrizione 3 alcuni rappresentanti dei 29 cassaintegrati hanno incontrato il presidente Giovanni Battocchi. «L’incubo è partito più di un anno fa — dicevano i lavoratori in coro — e la situazione è precipitata quando i nostri dirigenti hanno saputo che a Porta a Mare sarebbe arrivata la Coop. Che fossimo precari lo sapevamo già da tempo, ma quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E il 29 gennaio 2013 siamo stati tutti mandati a casa».

E dopo il danno, adesso arriva anche la beffa perché la cassaintegrazione è scaduta a gennaio e, nonostante le parti stiano trattando, non è ancora certo che si riesca a prorogarla fino ad aprile. Il sogno per gli ex dipendenti della Sidis, che oltre al negozio in piazza Mazzini ne aveva uno in corso Amedeo e uno in via dell’Indipendenza, sarebbe quello di essere reintegrati all’interno del progetto commerciale di Porta a Mare

. «A noi le sigle non importano. Sidis, Coop e qualsiasi altra impresa privata o negozio. Basta solo tornare a lavorare. Invece non aprirà niente e oltretutto non ci sarà nessun’assunzione. E la Coop farà solamente dei trasferimenti di personale “in esubero”. Per carità, il lavoro dev’esserci per tutti, ma almeno si prendano in considerazione tutte le situazioni».

«Ci avevano illuso — continuano i lavoratori — dicendo che al nostro posto sarebbe arrivata Coop e speravamo di rimanere lì sotto un’altra sigla. In Borgo un supermercato è inutile. È la pugnalata al cuore del commercio del quartiere. Anche se riuscissimo a prolungare la cassaintegrazione, a aprile entreremmo in mobilità, senza aver a disposizione nessun ammortizzatore sociale. Per ora siamo stati snobbati perché siamo “solo” in 29. Per fortuna le elezioni sono vicine e alle urne ci ricorderemo tutto».

Nicolò Cecioni