Livorno, 3 dicembre 2013 - Il giudice Antonio Del Forno ha assolto, ritenendo non raggiunta la prova della commissione del fatto, l’imprenditore Salvatore Favati, classe 1953, accusato di diffamazione «a mezzo stampa». Al centro della querelle davanti al giudice monocratico una cinuantina di volantini che il 14 luglio del 2011 furono affissi in città e indirizzati all’assessore alla viabilità Maurizio Bettini. Volantini goliardici nei quali l’autore mandava pubblicamente «affanc.....» l’assessore. La frase incriminata recitava «Vox populi, caro assessore Bettini, noi al mare ci s’andrà pure in filobusse, lei invece “affanc....” ci vada come gli pare».

L’intenzione dell’imprenditore livornese Salvatore Favati era quella di una goliardata, ma l’assessore Maurizo Bettini non la prese in questo modo e la vicenda è arrivata davanti al giudice, poiché l’imprenditore ha fatto opposizione quando gli fu comminata una multa di 900 euro. E che l’intenzione dell’imprenditore fosse solo goliardica e non offensiva lo hanno ribadito al processo i legali Massimo Batini e Gabriele Melani che hanno scomodato anche Ettore Borzacchini per sostenere che quella frase era solo la manifestazione della goliardia labronica. Ieri dopo la richiesta di assoluzione con il secondo comma formulata dal pm i legali hanno sostenuto con forza che «Il fatto — spiegano Batini e Melani — non costituisce di per sè un illecito e l’ambientazione in una città che ha fatto dello sberleffo un fiore all’occhiello rende ancora più efficace l’aspetto giurisprudenziale».

Massimo Batini ha sostenuto: «Avrei preferito l’assoluzione nel merito sarebbe stata a tutela dei diritti del cittadino». Nella prima udienza del processo a giugno il testimone aveva detto di non ricordare chi aveva affisso il volantino e di non saperlo riconoscere. Al dibattimento è stato presente l’imprenditore Favati affiancato da alcuni amici. Nessuno commento alla sentenza dell’assessore Maurizio Bettini che non si è costituito parte civile. Circostanza che fa presumere che la storia non abbia altri capitoli in sede civile.

Maria Nudi