Livorno, 24 maggio 2013 - Come sempre il veleno sta nella coda. Ed è proprio al termine della conferenza stampa sui dati relativi all’andamento turistico nella nostra provincia, che l’assessore Paolo Pacini si è lasciato scappare una risposta secca.

«Effetto Venezia? Noi non siamo coinvolti. Credo che sui grandi eventi questo territorio dovrebbe fare sinergia. Abbiamo tantissimi turisti che, nei mesi estivi, vengono nella nostra provincia e, se ci fosse un collegamento, riusciremmo a portarli a Livorno durante Effetto Venezia. Ma...».

Breve pausa «... ma le politiche di questa città si fermano alla periferia e non guardano al territorio. Livorno ha molte potenzialità ma restano inespresse». E non è un caso che «anche nel 2012 Livorno ha continuato a perdere turisti».

La stoccata dell’assessore Pacini va dritto al cuore del Comune dove l’assessore al turismo Mario Tredici, proprio pochi giorni fa, ha annunciato che quest’anno la kermesse di punta dell’estate livornese sarà ridotta ad un pugno di giorni per mancanza di soldi. Ma, una manifestazione come questa, dovrebbe coinvolgere, secondo il suo collega della Provincia, «tutte le energie del territorio» mentre il capoluogo appare come una città ripiegata su se stessa e forse troppo orgogliosa di chiedere aiuto alla provincia.

Livorno non riesce a far crescere una manifestazione come Effetto Venezia, ma anche sul fronte delle crociere non scherza. «Bisogna uscire dall’endemica incapacità di fare sistema — attacca a testa bassa Pacini — anche sul fronte del turismo crocieristico ognuno va per conto suo a Livorno, e le compagnie si rivolgono altrove. Da tempo suggerisco la costituzione di un tavolo pubblico/privato per definire strategie comuni in questo settore così importante per il capoluogo».

Nei Comuni dell’area livornese comunque — si legge nel rapporto elaborato dal Centro Studi Turistici — c’è stato un calo di 71mila presenze nel 2012 rispetto al 2011. Questo dato, però, risente di un effetto distorisvo dovuto a problemi con i sistemi gestionali denunciati da alcune strutture ricettive. Pare infatti, come spiega Pacini, che qualche albergatore livornese abbia avuto problemi nell’inserimento dei dati che hanno impedito una corretta valutazione delle percentuali.

Ieri Pacini era in vena di scoccare frecciate dal suo arco di amministratore capace di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. «I numeri dimostrano — dice con orgoglio — come in questo difficile momento di crisi per il nostro Paese, la Val di Cecina e la Val di Cornia siano sempre più graditi ai turisti. C’è un brand “Costa degli Etruschi” che ormai è conosciuto in tutto il mondo e che qualcuno vorrebbe dividere...».

Il riferimento è alla spinta centrifuga di Piombino che smania per sganciarsi dalla provincia di Livorno e passare sotto Grosseto. Ma i numeri, almeno quelli sul turismo, parlano chiaro: la Val di Cecina si distingue per una cresita dei flussi (+2,9% nel 2012 rispetto all’anno precedente) e anche la Costa degli Etruschi ha tenuto, con un piccolo calo dei presenze pari a -1,6%. La costa livornese però ha tutte le carte in regola per sgominare la crisi ma serve collaborare. «Le rendite di posizione sono finite — ha detto chiaramente Pacini — il territorio non può essere frazionato, bisogna unire aree disomogenee per dare un ventaglio di offerte al turista sempre più esigente».

Michela Berti