di Michela Berti

Livorno, 13 ottobre 2012 - Che buttasse male per la Provincia e per il presidente Giorgio Kutufà si è capito sin dalle prime parole del sindaco Alessandro Cosimi. «L’autorizzazione non è nostra; della discarica non me lo ha mai chiesto nessuno. Noi abbiamo la responsabilità del progetto Atlante fatto con la Gazzarri (ex vicensindaco dell’Idv, ndr)».

Il primo cittadino ha innescato la miccia che è esplosa poi nel corso del consiglio comunale contro il presidente della Provincia, Giorgio Kutufà, accusato, da più parti, di aver fatto «un po’ come Ponzio Pilato — ha detto Tamburini del Pdl — e un po’ come don Abbondio. Se ne è lavato le mani e, dopo aver dato le autorizzazioni a Bellabarba, ha portato tutto alla Procura».

Quanto a lavaresene le mani anche l’amministrazione comunale ci ha messo del suo; come riportato dall’ultima relazione della terza commissione l’architetto Serra aveva chiesto, il 4 novembre 2011, al Comune il parere sull’ultimazione dei lavori di preparazione della discarica e, al giugno di quest’anno, la risposta da parte del Municipio non era ancora arrivata. Il gesto di Kutufà è stato comunque stigmatizzato in maniera anche dura proprio dai suoi «compagni» di partito.


«Chi ha sbagliato — dice il consigliere del Pd Adriano Tramonti — se ne assuma le responsabilità politiche. E’ facile portare i faldoni alla magistratura tanto poi i cittadini e i lavoratori vengono in Comune a protestare». E prosegue: «Noi dobbiamo provare a rilanciare l’azienda, ma il sindaco deve chiedere un impegno forte al presidente della Provincia». Tramonti prende fiato e spara: «Io sono per l’abolizione delle Province — dice — e sono pronto a chiedere le dimissioni di chi continua a fare scarica barile». Insomma, un consigliere del Pd come Tramonti è pronto a chiedere le dimissioni del presidente Kutufà. Uno schiaffo che viene rincarato dal sindaco nel suo intervento di chiusura del lungo dibattito.


«Visto che sono in molti a parlar male della Provincia — dice Cosimi — ne parlo un po’ male anche io». E il dente batte sull’ultima relazione licenziata dalla terza commissione ambiente guidata dall’ex vicesindaco Luca Bogi. «La cosa grave — dice Cosimi — è che la politica vuol prendere in mano le procedure dopo che le ha sancite». Un siluro che va dritto al cuore della terza commissione ambiente, dove la maggioranza è rappresentata dall’asse Pd-Idv ma dove c’è perfetta sintonia — almeno sul fronte discarica Bellabarba — con i due consiglieri del Pdl Alessandro Corsinovi e Roberta Naldini. «Il presidente Kutufà — affonda il capogruppo del Pdl Bruno Tamburini — ha dimostrato un coraggio da leoni portando il materiale alla Procura e disconoscendo il lavoro dei dirigenti».

 Un colpo al cerchio ed uno alla botte: «Anche il sindaco non è da meno quando dice “Confido nella magistratura” una frase che ripete troppe volte. Secono me, invece, quando la politica fa entrare la magistratura vuol dire che è sconfitta, che non ha svolto bene il suo compito». E attacca brutalmente i commissari provinciali: «La terza commissione ambiente dlela Provincia è composta da scienziati — dice Tamburini — da geologi e ingegneri, oltre che da giuristi...». Parole interrotte da Lamberti che suggerisce «C’è chi lavora nel settore...» con riferimento evidente all’ex vicesindaco Luca Bogi, presidente dipietrista della terza commissione ambiente, che è un tecnico dell’Arpat.


«Appunto — prosegue Tamburini — hanno competenze strepitose». Tutto a dimostrazione che il lavoro incessante portato avanti dalla commissione ambiente di Palazzo Granducale ha messo in moto un meccanismo che fa davvero tremare i palazzi.

Sulla vicenda Limoncino, comunque, tra le due amministrazioni continua a non correre buon sangue e, anzi, si colgono tutte le occasioni per sferrare attacchi ai dirimpettai.


Il presidente Kutufà non commenta quanto accaduto ieri mattina in consiglio in attesa del verbale della seduta. Il lavoro della «sua commissione» lo sta mettendo in difficoltà sia a livello politico che istituzionale: per questo cerca di starne debitamente alla larga evitando di peggiorare ancora la già difficile posizione della sua amministrazione.