Isola d'Elba, 29 giugno 2011 - L’AFFERMAZIONE messa nero su bianco è di quelle che, con il vento, annunciano la tempesta. «Non si è di fronte a un episodio isolato, bensì a un sistema illegale di rapporti». E più avanti: «I documenti finora sequestrati convergono a indicare come del tutto verosimile ed anzi probabile l’ipotesi accusatoria, che cioé si sia in presenza di una prassi diffusa di ricorso al meccanismo della corruzione ad esponenti delle istituzioni e della politica». A scrivere così è il gip di Roma Elvira Tamburelli, nell’ordinanza che ieri ha portato in carcere, per turbativa d’asta e corruzione, quattro personaggi del parastato e dell’imprenditoria; mentre si viene a sapere che in una perquisizione eseguita dalla Finanza è saltato fuori un appunto su 7 pagamenti extra-bilancio, per un totale di poco inferiore ai 200mila euro, accanto a nomi di politici e rappresentanti della cosa pubblica. Massimo il riserbo ufficiale, assordante il toto-corrotti.
 

 

Le Fiamme Gialle hanno bussato alle porte di Franco Pronzato, consigliere d’amministrazione dell’Enac, l’Ente del ministero dei Trasporti che vigila sull’aviazione civile in Italia, già consulente dal ’99 al 2001 dell’allora ministro Bersani e fino a tre settimane fa responsabile del settore trasporto aereo per il Pd («spero dimostri la sua estraneità», ha commentato Bersani), di Riccardo Paganelli e del padre Viscardo, direttore generale e ad della compagnia low cost Rotkopf Aviation, con sede a Terni, e Giuseppe Smeriglio, titolare della Ri.Energy, destinatario di una misura cautelare «a tempo», di 45 giorni, per aver svolto un ruolo secondario. Al centro dell’inchiesta, l’appalto per la concessione di tratte aeree che garantissero la «continuità territoriale» dell’isola d’Elba facendo leva oltre che sugli scali di Firenze e Pisa, sul piccolo aeroporto dell’Urbe, sulla via Salaria. «Gara mai aggiudicata, perché inaccoglibili le offerte presentate», ha precisato l’Enac.

A CHIEDERE gli arresti i pm Paolo Ielo, in servizio nella Capitale dalla fine degli anni 90, ma nel 1994 delegato del «pool» Mani Pulite alle indagini sulla cosiddetta «pista rossa», e Giuseppe Cascini, anche lui specializzato nei reati finanziari nonché segretario dell’Anm. Ma per spiegare questa accelerazione dell’inchiesta sull’ Enac, che esplode in una già caldissima stagione politica, bisogna rifarsi a quelle che gli stessi inquirenti definiscono «le confessioni» di Vincenzo Morichini, ex ad di Ina-Assitalia e poi patròn della società di consulenza «SdB», considerato molto vicino a Massimo D’Alema e alla sua Fondazione ItalianiEuropei. «Per mantenere un rapporto che facilitasse la soluzione dei problemi che la Rotkopf poteva incontrare con Enac, proposi a Paganelli di erogare gratifiche a Pronzato — ha messo a verbale Morichini — Paganelli accettò ed effettivamenti consegnai a Pronzato 40mila euro in due tranches da 20mila euro. Pronzato mi diede la metà».