Vecchiano (Pisa), 9 aprile 2010 - "In 24 ore ci hanno fatto spendere un nostro stipendio per niente". E così dopo l’immane dolore causato dalla tragedia, ecco la rabbia per la (nuova) beffa e il danno subiti dagli sfortunati genitori della piccola Sara Sarti, livornese poi trasferitasi a Vecchiano (Pisa). La tragedia risale al 24 agosto quando all’improvviso, ad appena quattro anni e mezzo, all’ospedale di Locri (Reggio Calabria) morì la loro figlia vittima di un presunto caso di malasanità. La beffa - che segue quella dell’inopportuno (quantomeno) annuncio a mezzo stampa del pubblico ministero che aveva dichiarato di voler archiviare l’inchiesta aperta dalla Procura - e il conseguente danno - morale, ma anche economico - è storia di ieri, quando al tribunale di Locri doveva svolgersi l’udienza per l’incidente probatorio in cui il giudice doveva affidare l’incarico a due consulenti di sua fiducia per redigere un’ulteriore perizia (la terza, dopo quelle del pubblico ministero e della parte offesa) allo scopo di chiarire le cause della morte di Sara e accertare eventuali responsabilità. L’udienza è invece saltata per la mancata notifica, da parte dell’autorità giudiziaria, a uno degli indagati, che sono quattro (dei quali tre medici dell’ospedale di Locri), accusati di omicidio colposo. Dalla presunta malasanità, dunque, alla (presunta) malagiustizia.
Un danno dal punto di vista economico particolarmente oneroso per Alessandro Sarti e Caterina Nicita, che insieme al loro legale, l’avvocato Giovanni Frullano, nel tardo pomeriggio di mercoledì erano partiti in aereo da Pisa per Lamezia e che nella tarda serata di ieri sono rientrati nella città della Torre Pendente.

 

"Considerando che io faccio il barista — spiega Alessandro Sarti — e che mia moglie lavora come cameriera in un albergo, tra oggi (ieri, ndr) e il 19 aprile, data in cui prevista la nuova udienza, la nostra famiglia avrà speso i suoi stipendi mensili. Solo di aereo, questo primo e inutile viaggio ci è costato oltre 700 euro e meno male che almeno per il ritorno abbiamo trovato delle buoni prezzi. Del resto abbiamo potuto prenotare solo in extremis, perché a noi la notifica dell’udienza è arrivata con una tempistica irregolare: solo il giorno 6, quindi un giorno dopo il limite, che è di tre giorni prima della data fissata per l’incidente probatorio. Se lo avessimo saputo prima, avremmo potuto acquistare i biglietti spendendo molto meno. E d’altra parte fare i mille chilometri che separano Pisa da Locri, non avremmo potuto fare diversamente. Perchè anche se l’aereo non è il mezzo più economico è quello più veloce, e i noi non potevano assentarsi ancora più a lungo dal posto di lavoro"

 

È dunque slittata al 19 aprile l’udienza in cui il giudice per le indagini preliminari Andrea Amadei affiderà l’incarico a due suoi consulenti di fiducia per una nuova perizia che dovrà chiarire le cause della morte di Sara e accertare eventuali responsabilità. Responsabilità che sarebbero già emerse "senza margini di dubbi, nei confronti di tre dei quattro medici indagati" come hanno scritto nei giorni scorsi in una lettera a ‘La Nazione’ i genitori della bimba, sulla base delle perizie dei loro consulenti: il professor Alessandro Gasparetto di Roma e il dottor Massimiliano Cardamone di Catanzaro. Secondo i periti di parte Sara poteva essere salvata perché è morta per una polmonite massiva da inalazione di materiale gastrico. Si tratta proprio della stessa causa accertata e resa pubblica in un comunicato ufficiale, all’indomani della tragedia, dal direttore sanitario dell’ospedale calabrese. Secondo il consulente del pubblico ministero - il dottor Aldo Barbaro, che eseguì l’autopsia - il decesso sarebbe invece stato provocato da una miocardite. L’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Locri è condotta dal sostituto Rosanna Sgueglia, che i genitori di Sara hanno ‘ricusato’, chiedendo al ministro Alfano, al Csm e ai Procuratori, l’affidamento del caso a un altro magistrato, dopo aver appreso che il 5 marzo la dottoressa Maria Teresa Sabatino (uno dei medici indagati) sarebbe stata ricevuta da sola dal pm per circa mezz’ora. Ieri mattina la dottoressa Sgueglia non si è presentata davanti al giudice, ma si è fatta sostituire da un collega.