Livorno, 3 febbraio 2010 - "Il mio obiettivo è far crescere il gruppo di giovani collaboratori che ho trovato qui al reparto di oncologia e trattenere i numerosi pazienti livornesi che vanno altrove. Tanti ne ho incontrati anche a Milano dove ho avuto modo di lavorare...". Sono i traguardi del nuovo primario di oncologia, Federico Cappuzzo, 41 anni, considerato un riferimento a livello nazionale, e non solo, nello studio e nella cura dei tumori polmonari. Lo aspetta un lavoro molto impegnativo. Non solo per arginare 'le fughe' di pazienti fuori provincia e fuori regione, ma anche perché si prevede, come lui stesso ci conferma, "un picco, intorno al 2015, di incidenza del mesotelioma", cioè il tumore causato dall’esposizione all’amianto, una forma di tumore si riscontra come malattia professionale anche nei cementifici. Il professor Cappuzzo è specializzato nei tumori toracici e polmonari, in particolare sul mesotelioma.

 


Professor Cappuzzo la sua è una 'mission impossible'? Deve vedersela anche con la forte diffidenza che non di rado i livornesi manifestano verso le strutture sanitarie locali...
"Ho trovato, è vero, una certa diffidenza dei pazienti nei riguardi dell’ospedale cittadino. Ma occorre infondere loro fiducia. Come? Prima di tutto abbattendo le liste d’attesa per alcune patologie tumorali per le quali oggi si aspettano da 4 a 10 giorni. Voglio ridurli ad uno massimo 2 giorni. E per Voglio ridurli ad 1 massimo 2 giorni e per farlo diamo già la possibilità al medico di base di richiedere una prima visita oncologica in massimo 48 ore".
 

Ma servono mezzi e persone...
"Certamente. Il nostro organico oggi è ridotto all’osso. Siamo in tutto sei medici e ne occorrono almeno altri tre. Dei sei operativi due sono dottoresse specializzate che sono nella graduatoria dall’ottobre 2009, ma finchè non sarà sbloccata la situazione per assumerle continueranno a prestare la loro opera gratuitamente, come stanno già facendo con grande merito e abnegazione. Una viene da Siena e l’altra da Sarzana".
 

Le liste d’attesa però ci sono anche per l’accesso alla diagnostica per immagini...
"Ci stavo arrivando. Le liste d’attesa riguardano anche gli esami radiologici attraverso i quali si può stabilire le terapie per i pazienti oncologici. Un esempio: per una tac servono venti giorni tramite il Cord, cioè il centro oncologico di riferimento dipartimentale istituito per assicurare ai pazienti il loro percorso nel tempo più veloce possibile".


Come vanno le cose per l’accesso ai farmaci più avanzati ed efficaci?
"Va fatta una premessa. Esistono test cosìddetti “biologici” essenziali alla verifica della compatibilità tra pazienti e i nuovi farmaci 'intelligenti' o a bersaglio molecolare, che cioè sono predisposti per mirare solo le cellule tumorali. Per farli però o si utilizzano i laboratori Asl, o occorre rivolgersi a laboratori esterni: e per questo passano i giorni. Ma, lo voglio sottolineare, questo è un problema che riguarda tutte le aziende sanitarie, non solo quella livornese. Detto ciò, se vogliamo decidere di trattare un paziente con tumore polmonare con un farmaco “intelligente” occorre un test mirato che richiede giorni di attesa per gli esiti, specie se ci rivolgiamo a laboratori esterni. Tuttavia non possiamo restare fermi per cui siamo costretti ad iniziare il trattamento con terapie tradizionali cioè la chemio, in attesa del responso del laboratorio. Avviare invece subito la somministrazione del farmaco “intelligente” consentirebbe di rinviare le chemioterapie. Ho avuto modo di studiare che con i farmaci a bersaglio molecolare si può ritardare l’uso della chemio nei pazienti, che hanno caratteristiche giuste, che abbiamo contratto il mesotelioma causato dall’amianto".

 

L’Asl è dotata dei farmaci a bersaglio molecolare?
"Siamo dotati di tutti i farmaci regolarmente registrati e sto lavorando per averne di nuovi e potenzialmente più efficaci nell’ambito delle sperimentazioni in atto sul tumore al polmone, colon retto e mammella".
 

Che relazioni ci sono tra l’insorgenza dei tumori e l’inquinamento dell’ambiente?
"Non esistono studi conclusivi che dimostrano una correlazione fra tumori e inquinamento. Nemmeno sugli effetti delle polveri fini. Certo l’inquinamento facilita l’insorgenza di asma, allergie, broncopatie".
 

E sul fronte dei fumatori?
"Più del 90 % dei pazienti con tumori polmonari sono fumatori, ma paradossalmente l’età di insorgenza è più bassa per i non fumatori che però meglio reagiscono ai farmaci “ intelligenti“.
 

Lei fuma?
"Mai fatto in vita mia. E annuncio anzi da ora che mi adopererò per una massiccia campagna antifumo in ospedale: sarà rivolta a tutti i pazienti e a tutto il personale".