Concorrenza nei porti, decreto affondato

Guerra tra ministeri: il Mise accusa le Infrastrutture di 'invasione di campo'

RIVOLUZIONE STOPPATA Il decreto «omnibus» del Ministero per lo Sviluppo Economico è stato ritirato

RIVOLUZIONE STOPPATA Il decreto «omnibus» del Ministero per lo Sviluppo Economico è stato ritirato

Livorno, 26 gennaio 2015 - COLPITO e affondato. Il decretone “omnibus” del ministero dello Sviluppo Economico, che conteneva (in bozza) provvedimenti rivoluzionari anche sulla concorrenza nei porti, è stato ritirato dal ministro Federica Guidi. La conferma è arrivata ieri in via ancora informale da Confitarma, che era prontamente intervenuta. Ma pare che a far saltare almeno tutto il capitolo XX della bozza di decreto- quello su porti e logistica- sia stato un durissimo richiamo del ministero delle Infrastrutture e Trasporti che ha accusato i colleghi dello Sviluppo Economico di illecita invasione di campo. Per di più proprio mentre per iniziativa del ministro Lupi- supportata dal premier Renzi di persona- una commissione di 15 “saggi” sta lavorando da due mesi sugli stessi temi in base alla legge Sblocca Italia. Contro la bozza di decreto si era immediatamente scatenata una furibonda campagna, in cui si sono ritrovati fianco a fianco i sindacati dei porti (con la Filt-Cgil in primo piano) i terminalisti, le stesse Autorità portuali e parte degli armatori. Da parte sua il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, preso di sorpresa dall’iniziativa dei colleghi del Mise, ha aperto immediatamente il fuoco di sbarramento. Anche se, con suprema e perfida ironia (probabilmente volontaria) la bozza di decreto del Mise concludeva lasciando al dicastero di Lupi il cerino accesso «dell’individuazione entro 90 giorni, con proprio regolamento, delle disposizioni abrogate ai sensi del presente atto». Come a dire: noi diciamo quello che dovete fare, ma poi sminestrare i dettagli operativi e levare le castagne dal fuoco tocca a voi.

FINISCE qui la faccenda? Non tutti ne sono convinti. Alcuni dei provvedimenti che il Mise ha cercato di introdurre con il decretone sulla concorrenza fanno parte di quel “pacchetto” che con un forte supporto burocratico a Bruxelles, emerge a cicli carsici nel nome del libero mercato Sono da tempo nel mirino le concessioni portuale e le relative scadenze. C’è in particolare la “riserva” del lavoro assegnata agli articoli 17: la sua abolizione, scriveva giorni fa la Fil-Cgil, avrebbe portato alla perdita immediata di una settantina di posti di lavoro, più ulteriori danni in prospettiva. Un capitolo a parte riguarda il più volte tentato “attacco” ai servizi tecnico-nautici dei porti, ovvero a quelli che la riserva assegna fuori dalla concorrenza agli ormeggiatori, al pilotaggio e specialmente al rimorchio. Da anni circolano bozze- anche a livello europeo- per aprire alla concorrenza questi servizi, che oggi sono regolamentari da normative che mettono in primo piano la sicurezza. Il Mise ci ha provato ed ha fallito. Ma se la battaglia è persa, non è detto che sia finita la guerra.

AF.