Mercoledì 24 Aprile 2024

Chernobyl, l'incidente del 1996. "Io contaminato senza saperlo"

Dieci anni dopo il grande disastro, un secondo incidente nucleare. L'inviato del Resto del Carlino è nella città ucraina per un reportage ma non viene avvertito della fuoriuscita di materiale radioattivo

Chernobyl dopo l'esplosione del 26 aprile 1986 (Ansa)

Chernobyl dopo l'esplosione del 26 aprile 1986 (Ansa)

Roma, 25 aprile 2016 - Erano trascorsi dieci anni dalla catastrofe. E andai a Chernobyl con una delegazione italiana di Legambiente, alla quale si erano aggregati alcuni parlamentari e giornalisti, per capire quale fosse davvero la situazione. Mi trovai mio malgrado coinvolto in un nuovo - anche se imcommensurabilmente minore - incidente nucleare. Un incidente di livello 1 della scala INES, che ne ha sette. La notizia di essere finito in un bagno di radiazioni mi arrivò a sera, dal giornale, che l'aveva avuta da un dispaccio dell'agenzia Interfax, da Mosca: io ne ero assolutamente inconsapevole, visto che le radiazioni non si vedono né sentono e che il personale della centrale (e il dosimetrista ucraino che ci accompagnava) evitarono accuratamente di informarci di quel che stava succedendo. Avuta la notizia e verificata con il direttiore della centrale, che ovviamente la minimizzò, non ebbi tempo per preoccuparmi: c'erano da scrivere due pezzi. Al rientro in Italia finii un un laboratorio di radioprotezione dell'Enea, alla Casaccia, dove mi misero in una stanza dalle pareti d'acciaio (per schermare dalla radiazione naturale) nella quale un sensore misurò le radiazioni che io emettevo: il cosiddetto Whole Body Count. La radioattività fu rilevata, ma complessivamente il risultato fu tranquillizzante. L'avevo scampata. Ma quanto mi era capitato era la prova provata che la catastrofe nucleare era ben lungi dall'essere conclusa.