Cani dalla strada al lavoro con i disabili. "Così diamo loro una nuova vita"

Le storie a lieto fine e le tante arttività dell'associazione Dog's Town Stranomondo

Livorno, gli educatori dell'associazione Dog's Town Stranomondo

Livorno, gli educatori dell'associazione Dog's Town Stranomondo

Collesalvetti (Livorno), 15 settembre 2014 - Belle è un pastore del caucaso (un gigante di cane) che mordeva gli altri animali e per questo era stata abbandonata. Ora può attraversare piazza Cavallotti al guinzaglio di una bambina di 3 anni. Daisy invece è un labrador: lei era aggressiva anche con le persone e i suoi padroni non la volevano più. Adesso “opera” nella protezione civile nella ricerca di persone disperse ed è la star di anziani, bambini e disabili con cui fa pet therapy, ha partecipato con loro anche ad una recita sulla natività.

Sono solo alcune delle storie a lieto fine che può raccontare l’associazione Dog’s Town Stranomondo, con sede a Collesalvetti. “Lavoro con i cani da oltre 20 anni – racconta il suo fondatore Pierluigi Gioia -. Sono convinto che tutti possano essere recuperati”. “Gigi” e gli altri soci-educatori, Francesca Agostini, Debora Taiuti, Giorgio Borrazzo e Eloisa De Angelis, cominciano la loro attività dalla strada.  “Recuperiamo cani abbandonati, diamo loro una nuova vita, rieducandoli se hanno problemi comportamentali, trovando loro una nuova famiglia o inserendoli nella nostra squadra di protezione civile e pet therapy”.

Sono tantissime le attività svolte dall’associazione e molte sono a carattere volontario: rieducazione comportamentale, ricerca di persone disperse in superficie, pet therapy nelle Rsa e nei centri per disabili, cattura di animali selvatici con la Lipu di Livorno (gabbiani e serpenti, “ma è capitato anche di dover recuperare da una casa una banda di ghiri agguerriti che aveva messo su famiglia in cantina”) e anche ritrovamento cani.

In pratica se qualcuno smarrisce il proprio cane può rivolgersi a loro per ritrovarlo. “I volantini e facebook non bastano. Noi ci attiviamo con la nostra banca dati e con il porta a porta”. Servizio a pagamento? “No, no, al massimo accettiamo una donazione”. Il salvataggio più bello? “Forse quando siamo riusciti a recuperare un cane spaventantissimo che correva in variante. Ma i ricordi più emozionanti sono quelli dell’Aquila, quando, dopo il terremoto, andavamo nei campi tendati a restituire gli animali alle famiglie evacuate, magari dopo giorni o settimane. Ho ancora i brividi a pensarci”.

Gli “accalappiacani buoni” di Collesalvetti. A Livorno tra l’altro manca un canile sanitario. “Noi comuqnue cerchiamo di evitare agli animali i traumi. Spesso, piuttosto che sistemarli in pensioni o rifugi, qualche volontario se li porta a casa. E entro poco tempo cerchiamo loro una nuova famiglia”. Una passione che diventa vocazione e tavolta lavoro. “Tutti i soci attivi sono educatori: per diventarlo hanno fatto un anno di corso e il tirocinio”. E i cani dell’associazione sono tutti alla loro “seconda vita”. “Può capitare che ne portiamo le cicatrici – conclude, mostrando vecchie ferite di morsi sulle braccia e non solo -, ma l’amore per questi animali è più grande di ogni cosa. Noi crediamo davvero: qualunque cane si può salvare”.

Cecilia Morello