Addio a Giorgio Marchetti: l'architetto del sorriso ucciso da un infarto

Era nato a Lucca da genitori livornesi, un legame da sempre rivendicato anche con l’alias di Ettore Borzacchini. A Livorno era stato a lungo uno degli autori più in vista de «Il Vernacoliere»

Borzacchini

Borzacchini

Livorno, 8 settembre 2014 - LUI avrebbe trovato sicuramente una battuta ironica e spiazzante, ma a noi non ne vengono davvero. È morto ieri pomeriggio, all’età di 71 anni, Giorgio Marchetti, architetto, ma soprattutto raffinato umorista, pensatore a tutto campo e castigatore della stupidità umana. Un infarto ha fermato il suo cuore nella casa estiva di Viareggio, dove era in questi giorni insieme alla moglie Maria Flavia Vangelisti. Si è accasciato al tavolino mentre scriveva al computer. Lascia anche la figlia Elena e il figlio Edoardo.  ERA NATO a Lucca da genitori livornesi, un legame da sempre rivendicato anche con l’alias di Ettore Borzacchini con cui aveva scritto il suo famoso dizionario «Il Borzacchini Universale». Proprio a Livorno era stato a lungo uno degli autori più in vista de «Il Vernacoliere», mentre da anni collaborava anche con il Tirreno. Aveva vinto nel 1995 e nel 1996 il Premio Satira di Forte dei Marmi. Uno scrittore di elevata caratura, come ha dimostrato nel romanzo «Il Grande Milvio» edito da Maria Pacini Fazzi, nel quale racconta con uno srile personalissimo e avvicente, le vicende del liceo classico «Machiavelli», frequentato tra gli altri anche da Giuliano Amato. LA VENA satirica in lui era certamente preponderante, ma Giorgio Marchetti sapeva essere anche un serio architetto e urbanista. Era stato anche presidente dell’UIA, Unione Internazionale Architetti. Alla fine degli anni Settanta, sotto la guida dell’allora vicesindaco Franco Fanucchi e assessore all’urbanistica, fece parte del famoso gruppo di studio del Piano regolatore di Lucca, insieme agli architetti Gilberto Bedini, Pacini e Vannucchi e al geologo Raffaello Nardi. Lanciarono già allora temi importanti sull’urbanistica, questioni di fondo che ancora oggi risultano i nodi irrisolti dello sviluppo della città. 

NEL 1994 si avvicinò alle posizioni di Forza Italia e fu in ballo per la candidatura al seggio di Lucca del Senato. Alla fine doopo averci pensato parecchio, face un passo indietro e di fatto lasciò il posto all’architetto Paolo Riani che fu poi senatore di Forza Italia dal 1994 al 1997. Nel 2002, proprio per ragioni «politiche», fu allontanato da «Il Vernacoliere» dopo 17 anni di collaborazione: «Io non sono un uomo di destra — commentò Marchetti — semmai sono un uomo di sinistra tradito dalla sinistra...». Nel gennaio 2008 il sindaco Mauro Favilla lo richiamò in Comune come coordinatore del pool di esperti chiamato ad affiancare gli uffici comunali nella fase di revisione del regolamento urbanistico. Amato, adorato, ma anche detestato, perché diceva sempre quello che pensava, Giorgio Marchetti, comunque lo si voglia ricordare era un vero intellettuale. Nel senso che aveva il dono della visione globale, dello sguardo che sa posarsi sugli aspetti seri e importanti, ma anche sul lato comico della vita, che poi è quello dove tutto si rovescia. Anche il potere. dopo 17 anni di collaborazione d Nel 2003 la Provincia l’aveva premiato con la Pantera d’oro. 

«AI MIEI figli — aveva detto di recente sulla Nazione commentando la notizia del doppio cognome da trasmettere ai figli — so di aver trasmesso, oltre al cognome, una buona dose di spirito beffardo, autoironia e divertissement. Io più che il cognome di mia mamma, Luschi, avrei voluto quello di mio bisnonno, Oreste Mazzoni, ortolano per tutta la vita ma con una biblioteca da vero intenditore ...vero intenditore». Era così, diretto e verace. Ci mancherà molto.

Paolo Pacini