Anche i nonni sanno far festa

L'editorialista de La Nazione risponde ai lettori

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

L'editorialista de La Nazione Marcello Mancini

Firenze, 4 ottobre 2015 - Caro Mancini, ci mancava anche la Festa dei nonni, ampiamente pubblicizzata in tv. Ignoravo che esistesse e mi chiedo anche a cosa serva, se non a far spendere alle famiglie, un po’ di soldi per il regalo.

Sergio Bartoletti, Carrara

Sono allergico anche io alle feste che il luogo comune definisce consumistiche. Ma questa non mi pare che lo sia. E’ vero: la Festa dei nonni risulta nata nel 1997 da un’idea del presidente nazionale dei florovivaisti, quindi si possono sospettare scopi commerciali. Poi è stata istituita come ricorrenza civile da una legge del 2005, con l’intenzione di celebrare il "ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della societa’in generale". Credo, caro Sergio, che stia a noi dare all’appuntamento il significato sociale che merita, sottraendola alle interpretazioni mercantili e caricandola di valori che contrastino la cultura dell’esclusione nella quale viviamo. Non bastano impegni generici confusi con il pietismo peloso, per far capire ai giovani e giovanissimi che gli anziani sono una risorsa e non un fastidio. Chi sente parlare di rottamazione pensa che lo spartiacque anagrafico dia licenza di uccidere socialmente. Lo Stato non fa nulla per dimostrare il contrario. Pensi al mondo del lavoro: l’anzianità non e’ sinonimo di esperienza, un modello da seguire. E’ diventata una concorrenza da eliminare. Comprensibile il criterio, sbagliato il modo: siamo passati da un estremo all’altro, ignorando che il termine «rottamazione» introdotto dalla nuova generazione della politica, era diretto principalmente ai dinosauri installati da decenni nei Palazzi del potere.

Poi il concetto è stato allargato impropriamente e strumentalmente. Perché abbiamo il vizio di guardare la punta dell’iceberg, dimenticando ciò che sta sotto, spesso la parte più vasta. A me, caro Sergio, preoccupano i giovani e quello che imparano - o non imparano - dalle lezioni pubbliche di protagonisti del nostro tempo, dai messaggi male interpretati, dal conformismo nazionale piegato sempre e comunque alle liturgie di regime. Non so quanto la scuola oggi sia in grado di correggere la rotta, di fare da filtro e di metabolizzare gli impulsi che i nostri ragazzi assorbono dalla tv e, in alcuni casi, anche dai discorsi ascoltati in famiglia. Le confesso che a volte trovo più educativo qualche social network, nel quale si trovano richiami ai sentimenti che male non fanno. In questo operazione di recupero anche la Festa dei nonni - mi pare - può servire a qualcosa.

[email protected]