I crocifissi non fanno male

Il vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 12 dicembre 2014 - Caro direttore, prima i presepi, adesso sono in discussione anche i crocifissi. All’università di Firenze si sta perdendo un sacco di tempo per deciderne la rimozione. Ma le cose come stanno? Chi ha ragione? Studenti e professori farebbero bene a dedicarsi a tutte le altre problematiche che affliggono gli atenei italiani.

Renato D., via mail

METTE UN PO’ di tristezza affrontare di nuovo simili argomenti. E per giunta a ridosso del Natale. Qui si confonde la laicità con atteggiamenti che appaiono solo strumentali, inutili e provocatori. L’università garantisce pluralismo e indipendenza da ogni condizionamento e nessuno può ritenersi offeso da simboli che fanno parte della nostra tradizione culturale e religiosa. A Firenze il crocifisso è sparito dall’aula magna dopo il restauro e non sarà messo nei nuovi edifici. Spendere soldi e tempo per un censimento degli esistenti, al fine di richiederne la rimozione, sembra una barzelletta. Ma il senato accademico s’è dovuto comunque riunire e rinviare la decisione. Anche la Corte europea ha perso tre anni di tempo per stabilire con sentenza definitiva che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche non costituisce alcuna violazione di diritti. Pensino i rappresentanti degli studenti a verificare se il diritto allo studio è reale, se le risorse vengono impiegate bene e se la qualità della didattica e della ricerca sono all’altezza delle loro aspettative. E lascino al loro posto i crocifissi.