La nostra lezione agli americani

Lettere a La Nazione - Risponde il direttore Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 1 aprile 2015 - EGREGIO DIRETTORE, come si permettono i giornalisti americani di giudicare il nostro operato in fatto di giustizia, come nel caso di Meredith? Loro tengono persone nel braccio della morte venti anni, per poi accorgersi che erano innocenti. Mi viene in mente il Cermis, dove un caccia Usa uccise tanti innocenti. Il diritto si basa sul denaro?

Giulia Turchi, via mail

CARA SIGNORA, detto che la vicenda Meredith non è una bella pagina per la giustizia italiana, perché non si impiegano otto anni di indagini per non venire a capo di nulla e alla fine arrivare a un verdetto contraddittorio visto che uno dei reponsabili è stato condannato in via definitiva «in concorso con altri» ma gli altri non si sa chi siano; detto tutto questo, ha ragione Lei nel dire che in fatto di giustizia dagli americani abbiamo poco da imparare. Non solo perché noi in Toscana abbiamo abolito la pena di morte alla fine del Settecento e loro ancora usano questo modo primitivo per regolare i conti tra lo Stato e i cittadini. Ma anche perché le cronache statunitensi sono piene di processi lunghi, di sentenze che vengono eseguite dopo anni e anni, per non parlare di verità mai venute a galla tipo quella su Kennedy. Per non citare la battaglia legale che il nostro paese avrebbe dovuto intraprendere se Amanda fosse stata condannata, e di cui dagli Usa avevano già delineato i contorni​