Scuola, chi teme il "merito"?

Lettere a La Nazione - Risponde il direttore Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 29 maggio 2015 - GENTILE DIRETTORE, il governo Renzi vuole spingere la scuola pubblica statale del nostro paese verso un triste declino. Cosa pensa che possa succedere in una scuola dove il Collegio dei docenti, depotenziato, dovrà solo ratificare decisioni già prese da un Dirigente? Come si spera di migliorare senza un euro nel rinnovo del contratto? Walter Violi, via mail

Caro Violi, pubblico volentieri la sua lettera perché essa è una delle tantissime che ci arrivano sul tema scuola. I problemi d’altra parte sono molti, nessuno ha la ricetta in tasca e i soldi sono pochi. Partirei da quelli e dall’accenno al rinnovo del contratto che lei fa, per dire che in una crisi come abbiamo vissuto considero un privilegio dei pubblici dipendenti non aver perso un posto di lavoro, come invece è stato per il settore privato, e se l’adeguamento del contratto non c’è stato va bene lo stesso. Per il resto credo che il governo Renzi stia giustamente cercando di introdurre nella scuola il concetto del merito per gli insegnanti, cosa che finora non c’è, per cui quello bravo è considerato come quello scarso. Un sistema che non incentiva l’impegno, mette tutti sullo stesso piano e i risultati sono sotto gli occhi di ognuno. I professori preparati non hanno niente da temere da un sistema siffatto.