Chi difendono i sindacati?

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 30 luglio 2015 - Caro direttore, la sospensione del servizio pubblico che ha interessato Pompei, Villa Borghese, ecc. era dovuta ad assemblee proclamate senza preavviso da sigle sindacali autonome non confederali. E’ arbitrario, da parte Sua, assumere la responsabilità di indicare il sindacato come difensore di chi non ha voglia di lavorare. I lettori vanno informati in modo corretto sulle responsabilità delle rappresentanze sindacali. 

Alberto Andreazzoli (Segr. Reg. pensionati Uil)

CARO ANDREAZZOLI, il nostro giornale ha reso una ampia cronaca di quanto accaduto in questi giorni a Roma e Pompei. Rispetto alle critiche che lei avanza circa la mia presa di posizione sul ruolo dei sindacati che il più delle volte «difendono chi non lavora», torno a precisare le mie perplessità sull’evoluzione recente delle grandi rappresentanze sindacali. Esse sono composte per lo più da pensionati, e quindi tendono inevitabilmente ad assumere posizioni che garantiscono lo statu quo e non il cambiamento. E che troppo spesso - mi riferisco sempre ai sindacati - sono in prima linea a difendere i diritti (almeno quelli che loro pensano siano diritti) e non a valorizzare le opportunità, come invece in questa difficile fase economica mondo del lavoro dovrebbero fare. Non ho mai visto un sindacato prendere posisione contro i tanti casi di assenteismo, di abuso di certificati medici, di permessi familiari di cui sono ricche le cronache.

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