Castro, il papa e la conversione

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 22 maggio 2015 - CARO DIRETTORE, la probabile conversione del vecchio comunista Raul Castro non potrebbe essere una forma di furba strumentalizzazione? Suo fratello Fidel aveva ricevuto la visita del futuro San Giovanni Paolo II. La conversione castrista dovrebbe coincidere con la richiesta di perdono per gli errori e gli orrori della dittatura castrista.

Patrizio Pesce, Livorno

CARO PESCE, differenzierei i due piani, quello personale e quello politico. Riguardo al primo penso che nessuno possa con onestà dire che cosa si muove nella coscienza di un uomo, e quindi mi astengo dai giudizi. Facciamo così tanta fatica a capire che cosa accade dentro di noi, figurarsi se possiamo avere ben chiaro quanto succede all’anima di un altro... Le parole di Raul al papa sono abbastanza chiare, indicano per lo meno un travaglio e vedremo che cosa accadrà realmente. Riguardo all’altro aspetto, quello pubblico, credo che la Chiesa e il regime cubano abbiano fatto molti passi avanti verso una reciproca riappacificazione, che significa di fatto una ammissione di colpa da parte di Castro e dei suoi. Un modo molto cubano e molto comunista di chiedere scusa, in sostanza di ammettere delle colpe. I pronunciamenti ufficiali magari non arriveranno, ma la sostanza è quella.