Le due misure di D'Alema

Il Direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 2 aprile 2015 - Caro direttore, ho visto che Massimo D’Alema è finito in mezzo a un’inchiesta della procura di Napoli, e sono state tirate in ballo alcune intercettazioni che, anche se in modo indiretto, lo riguardano. Mi pare la solita caccia alle streghe, capisco che lui abbia reagito in modo stizzito.

Gianni Marinari - Pisa

Caro Marinari, capisco benissimo anch’io la reazione dura di D’Alema di fronte allo stillicidio di notizie che lo hanno riguardato. Lui non è indagato, non è in alcun modo "investito" direttamente dall’inchiesta, e ci sono solamente delle chiacchere che lo riguardano. Le bottiglie vendute, i libri.... Fa bene quindi ad arrabbiarsi, non tanto con i giornalisti che riportano atti giudiziari quanto con chi quelli atti li ha scritti e fatti arrivare alla stampa. Tutto ok, quindi? No, perché a questo punto una domanda sorge spontanea. Quando per anni e anni erano i suoi avversari politici a essere investiti dello stesso trattamento, e pensiamo alle tante intercettazioni irrilevanti ai fini delle inchieste che hanno riguardato Berlusconi, dov’erano D’Alema e gli amici di D’Alema? Perché non si sono stracciati le vesti come fanno adesso? Berlusconi è stato letteralmente linciato dalle procure di mezza Italia con un uso assolutamente improprio delle intercettazioni: perché nessuno ha alzato la voce?