Anche i rettori in camicia bianca

Il vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 2 luglio 2015 - Caro direttore, ho letto che a Bologna c’è il rettore più giovane d’Italia: è un perugino di 45 anni. Si è visto esultare in maniche di camicia (bianca) come il premier e ha dato un’immagine lontana dall’idea dei «baroni» che occupano ancora i nostri atenei. Ma basterà? Nelle classifiche la prima università italiana è al 200° posto nel mondo.

Franco C., via mail

Non so se la rivoluzione delle camicie bianche possa funzionare per tutto. Di sicuro avere politici e manager più giovani significa forse dare maggiore energia alle governance e ridurre i rischi legati alle attività di lobbying, a cominciare dagli atenei italiani. Prima di parlare della qualità della formazione e della gestione del sistema universitario bisognerebbe però ricordare le stagioni di tagli selvaggi da parte dei governi che si sono succeduti, compresa la memorabile sforbiciata da 300 milioni dell’ex ministro Profumo. E così, nonostante il proliferare delle università sotto casa, tra i 34 paesi Ocse l’Italia resta al penultimo posto per numero di laureati e di ricercatori occupati, mentre spende – sempre in rapporto al Pil – molto meno della Slovenia e dell’Austria. La preparazione accademica degli studenti è ancora troppo teorica e per niente spendibile sul mercato del lavoro europeo. E finchè le università non saranno considerate il vero motore di sviluppo del Paese non basterà nemmeno il rettore più giovane d’Italia a cambiare.