La cultura senza soldi

La lettera: risponde il vicedirettore della "Nazione"

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 4 maggio 2015 - Caro direttore, oggi sono rimasta allibita da quello che ho letto sul suo giornale: che si tagliano i fondi all’Accademia della Crusca, la maggiore istituzione mondiale per la lingua italiana. E rischia pure l’Opificio. Dico: siamo seri? Ma che succede in questa Italia? Sono un’insegnante e anche molte mie colleghe oggi erano smarrite.

Beatrice Giorgi

Penso che Franceschini sia in buona fede quando dice che bisogna ridurre i costi di gestione della macchina ministeriale per garantire finanziamenti al cinema, ai monumenti, alle istituzioni culturali. Peccato che non ci sia riuscito. Sapere dai diretti interessati, presidenti e illustri studiosi, che l’Accademia della Crusca e l’Opificio delle Pietre rischiano di chiudere dopo oltre quattro secoli per mancanza di fondi è stato un duro colpo per chi ha un minimo di consapevolezza delle proprie radici e del valore delle proprie eccellenze. Lasciare che la nostra lingua e la nostra arte, declinata in mille forme diverse, non abbiano le risorse, l’attenzione e la cura che meritano, è come rinunciare alla propria essenza, a ciò che ci rende unici, e amati, nel mondo. Del resto non c’è da sorprendersi, in un Paese, il nostro, dove mancano ancora una catalogazione definitiva del patrimonio artistico e una stima del valore delle opere possedute. E dove è possibile cambiare l’Inno nazionale per ragioni di marketing.

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