Firenze, 30 gennaio 2015 - Caro direttore, che tristezza vedere la mafia anche in aree ritenute "vergini", come l’Umbria e l’Emilia-Romagna. Ci sono dentro tutti, come non accorgersene prima? A che serve la legge contro la corruzione? E che figura facciamo con gli altri cittadini europei? Quale credibilità avranno ora le nostre imprese e le nostre istituzioni?
Andrea Sarto, via mail
L’ITALIA risulta tra i paesi con il più alto livello di corruzione in Europa, ma il numero di condanne legate a questo tipo di reato resta molto basso. E’ il segno che non è stato fatto ancora abbastanza e che ci siamo svegliati solo quando gli impegni internazionali ci hanno costretto a a legiferare. L’«anti-corruzione» infatti ha solo due anni e l’Autorità che deve dare corpo e gambe alla normativa, per dare forse il buon esempio, è nata senza cassa. Un po’ poco per contrastare un fenomeno che alimenta la sfiducia verso le istituzioni, delegittima i meccanismi della rappresentanza e distrugge la nostra credibilità con gravi ricadute in termini di perdita di investimenti e di attrattività del sistema economico. Il rischio, e purtroppo la realtà, di infiltrazioni mafiose – come testimoniano le operazioni ‘Mondo di mezzo’ a Roma, ‘Quartopasso’ a Perugia ed ‘Aemilia’ in questi giorni – dimostrano che i territori del centro-nord sono vulnerabili come gli tutti gli altri. Ma se cominciamo a sentire il tintinnìo delle manette significa che c’è anche la volontà di riportare la legalità dentro la politica e nel mondo degli affari.