Più trasparenza contro le mafie

Il vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 22 dicembre 2014 - Caro direttore, non sapevo che in Italia esistesse anche una «authority» che vigila sul rischio di infiltrazioni mafiose nel settore pubblico. Mi pare che il risultato sia scarso perché i reati aumentano e ciò che accade nelle città, anche più piccole di Roma, dimostra che i controlli da parte degli enti siano alquanto scarsi. Sarà un caso? Giuseppe F., via mail

L’evidenza e la diffusione di notizie riguardanti il malaffare diffuso spesso non corrisponde a un aumento percentuale dei reati. Cresce invece il numero delle denunce, sintomo di una maggiore consapevolezza da parte delle vittime nonché di una fiducia generale nella pubblica tutela. Di certo un paradosso, ma forse si spiega il nuovo clima che, salvo eccezioni, tende a isolare le cosiddette «mele marce». L’apertura di credito è anche nei confronti delle singole amministrazioni, chiamate dall’Anticorruzione a segnalare in via preventiva ogni problematica collegata all’assegnazione degli appalti e al loro regolare svolgimento. Le nuove regole si riferiscono però solo alle grandi opere strategiche, ai grandi eventi e agli interventi a seguito di calamità. Serviranno, ad esempio, in caso di Olimpiadi, ma più spesso il pericolo è invece nella miriade di micro-subappalti, utilizzati anche in maniera incontrollata, dove le organizzazioni mafiose trovano totale libertà di azione. Forse le attività di ispezione andrebbero estese al «piccolo è bello», dove a volte si nascondono le peggiori insidie.