La Spezia, 13 dicembre 2010 - Quale segreto nasconde la ‘pancia’ del cavallo di Garibaldi? Alla Fondazione Carispe, attraverso il linguaggio fantasioso e moderno del video, un’esposizione permette di avventurarsi all’interno del monumento equestre a Giuseppe Garibaldi, attualmente in fase di restauro. Simbolo della Spezia, il monumento rampante, opera del 1913 di Antonio Garella, è un unicum nell’iconografia statuaria garibaldina: si erge infatti solo sulle due zampe posteriori del cavallo. Usurato dall’incuria del tempo, il suo restauro era invocato da tempo dagli spezzini, che attorno al loro Garibaldi — soggiornò tre volte alla Spezia — hanno costruito la leggenda di monete d’oro nascoste nel bronzo, residuo della spedizione dei Mille. La ristrutturazione va incontro alla leggenda: nella zampa posteriore del cavallo, è stato trovato del pulviscolo dorato, di colore e consistenza simile all'oro.


La polvere dorata riaccende l'interesse sul monumento cittadino, e ravviva l’attenzione sul periodo del Risorgimento, andando ad arrricchire il calendario delle manifestazioni per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, di cui La Spezia è figlia primogenita. Di qui sono passati i grandi uomini e le grandi donne che hanno fatto l’Italia, miscelando genio locale a spirito nazionale: Cavour, Garibaldi, la contessa di Castiglione, Domenico Chiodo e Benedetto Brin. “La Spezia s’è desta”, alla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, via Chiodo 36, ripercorre le vicende di questi uomini e il contesto storico: sei sale ospitano quattro video di Giovanni Minoli, che anima il Risorgimento del Golfo dei Poeti. La mostra, a cura di Marco Condotti, ha inaugurato ieri ed è visitabile fino a domenica 27 febbraio 2011.

 

"Il Risorgimento — ha detto Minoli — è stata una rivoluzione per ragazzi (e ragazze) che ci credevano e che hanno messo in gioco la loro vita per il loro ideale. Ora ci troviamo in un’onda analoga che ci investe e che chiede di ripensarci: chi sono i nuovi Mille? Andiamoli a cercare, andiamoli a trovare con i loro linguaggi nuovi". Questo è lo spirito dei quattro momenti raccontati nella mostra: un’unità di intenti e progetti che, dall’‘oro’ di Garibaldi, dal pulviscolo dorato ritrovato durante il restauro, passando per i maneggi (politici e non) della contessa di Castiglione, per gli auspici di Cavour e dell’architetto Domenico Chiodo che progettarono l’Arsenale spezzina, si chiude sugli anni d’oro dell’industria navale della Spezia.

 

E chissà che questo dinamismo risorgimentale, questa passione unitaria e il fervore della trasformazione urbana e sociale dell’Ottocento, considerando anche l’attualità del tema dell’Arsenale, non siano di buon auspicio e stimolo per la città. Come scrivono i curatori: "Oggi, dopo 150 anni di Unità nazionale, vogliamo ricordarli — questi personaggi — e raccontarli. Per capire cosa tenere, cosa buttare, su cosa scommettere". Per l'occasione, i tre cavallini di Tomaino hanno preso i colori della bandiera italiana. L’ingresso è libero.