La Spezia, 15 aprile 2014 - Finora non hanno trovato ancora risposta i solleciti, gli esposti e pure le lettere anonime indirizzate alla Procura per convincere i magistrati a trovare le responsabilità per il dramma che da queste parti ha strappato alla vita sette persone. A due anni e mezzo di distanza da quel tremendo 25 ottobre, tra gli abitanti di Borghetto Vara rimangono vivi solo il ricordo e la rabbia per quanto successo: la voglia di chiedere giustizia ha piano piano lasciato il passo allo sconforto, mentre l’incessante lavoro delle ruspe per l’asportazione di detriti dall’alveo del torrente Pogliaschina - la cui furia provocò cinque vittime - assume quasi l’effetto di un tranquillante per chi, da tempo, è costretto anche a evacuare la propria abitazione in caso di allerta meteorologica.

«Rimangono solo la rabbia e tanta, tantissima paura - spiega Michele Corciulo, che nell’alluvione del 25 ottobre 2011 ha perso la moglie, Paola Fabiani -. Giustizia? Ora che è tutto successo e che i danni sono stati fatti, a che serve? Di certo, non potrà servire a restituirmi mia moglie. Magari, se avessero pensato prima a pulire il fiume, oggi non saremmo qui a piangere i cari che non ci sono più. Oggi il fiume è pulito, ma la paura rimane comunque».

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