La Spezia, 1 aprile 201 4- "Sono soddisfatto perché è stata riconosciuta la responsabilità dei quattro imputati per la rapina e per il sequestro di persona ai fini di estorsione". E' il commento dell'avvocato Andrea Corradino del foro della Spezia che assiste Andrea Calevo, rapito il 16 dicembre 2012 e liberato dopo 15 giorni, durante il processo per il sequestro dell'imprenditore spezzino. Per i quattro rapitori il gup Nadia Magrini, ha condannato, con rito abbreviato, Davide Bandoni a 13 anni, Simon Hailaj a 11 anni e 8 mesi, Emiliano Shota a 12 anni, Fabion Vila a 7 anni e 8 mesi.

Subito dopo aver saputo l'esito della sentenza Andrea Calevo non fa una piega, come ogni giorno è alla scrivania  della sua azienda.  "Non sono vendicativo - afferma il giovane imprenditore - non mi importa quando dovranno restare in carcere e non sta certo a me stabilire la pena. Li perdono, sono giovani mi auguro che la detenzione serva per rieducarli e rifarsi una vita. Mi risulta piu' difficile perdonare Destri, anche se nei suoi confronti non è stato emesso alcun verdetto, soprattutto per il suo modo di agire nei confronti del nipote". L'incubo di quei giorni terribili fino alla liberazione nel giorno di San Silvestri è ormai del tutto svanito. "Ho lasciato - afferma Calevo -  tutto alle spalle. Ora penso alla mia famiglia, alla mia vita e al mio lavoro

La condanna è per sequestro di persona finalizzato all'estorsione. Il gup ha disposto anche l' interdizione perpetua dai pubblici uffici per i quattro condannati. Per tre di loro, che sono di nazionalita' albanese, il giudice ha disposto l'espulsione dal territorio nazionale a pena espiata.

I quattro sono stati tutti condannati anche al risarcimento del danno alle parti civili, Andrea Calevo e la madre Sandra Podesta'. Presso la Corte d'Assise della Spezia e' in corso invece il processo a Pierluigi Destri, 70 anni, zio di Bandoni, uno dei condannati. Destri e' considerato la mente del rapimento.
Alla Spezia e' sotto processo insieme con altre tre persone: Carlo Salvatore Antola e Anna Viti, che secondo l'accusa sarebbero stati a conoscenza dei fatti ma non li avrebbero riferiti alla Procura; e Giancarlo Ferrari che avrebbe accompagnato Destri a fare la telefonata con cui e' stato chiesto il riscatto alla famiglia di Calevo.

Al termine del processo, svoltosi a porte chiuse in un'aula al dodicesimo piano di Palazzo di Giustizia, i quattro condannati sono usciti in manette e scortati dalla polizia penitenziaria in carcere.