Sarzana, 6 febbraio 2014 - ERANO tre incensurati, fra cui due giovanissimi di 22 e 23 anni, tutti molto conosciuti nella zona, a gestire un vero e proprio market della droga. La base l’avevano organizzata in un bar della Val di Magra che gli investigatori dell’Arma tengono segreta perchè l’operazione, denominata «Coffee Shop», è ancora in corso. Dal terzetto trovavi tutto «coca», eroina e «erba», il «portafoglio» clienti è risultato molto importante. C’erano gli abituali che ordinavano la «roba» ma anche nuovi che entravano facilmente in contatto con gli spacciatori. Bastava frequentare quel bar e nel giro la voce ormai si era sparsa. Si parla di un centinaio di clienti, quindici di loro sono già finiti nei guai attraverso la segnalazione alla Prefettura come consumatori di droga.

DIFFICILE, almeno per il momento, quantificare il giro d’affari, anche se appare piuttosto elevato visto che lo spaccio dura da tempo. L’indagine dei carabinieri, coordinata dal comandante della compagnia di Sarzana, il capitano Giovanni Di Bella, eseguita dagli uomini del nucleo operativo e radiomobile, guidati dal tenente Josè Ghisilieri, ora punta al vertice dell’organizzazione. Gli investigatori ritengono infatti improbabile che tutto sia stato fatto dal terzetto, sono infatti dell’avviso che ci sia un livello più alto rispetto ai tre incensurati in manette: L.F. 22 anni e E.B., 23enne, entrambi residenti a Santo Stefano Magra, poi R.M., 52 anni, nativo di Arcola, ma residente anche lui a Santo Stefano ai quali il magistrato che dirige l’inchiesta, la dottoressa Federica Mariucci, ha concesso gli arresti domiciliari. L’operazione dei carabinieri è partita cinque mesi fa. A quanto sembra sarebbero state alcune segnalazioni fatte dai residenti della zona per il via vai di persone a mettere in allarme i militari. Sia nel locale che nella parte retrostante, dove venivano lasciate le bottiglie vuote, i carabinieri avevano piazzato una serie di telecamere per controllare tutti i movimenti.
 

PER UN LUNGO periodo carabinieri in borghese hanno tenuto il luogo sotto osservazione, fatto rilievi fotografici e pedinamenti per arrivare all’identificazione dei fornitori dei quantitativi di droga che poi i tre gestivano al dettaglio con i «piccoli» clienti. Nelle immagini in possesso dei carabinieri ci sono le prove dello scambio fra droga e denaro, documentate dalle telecamere. Un’attività di spaccio che secondo le indagini e la documentazione raccolta dagli investigatori durava da tempo con protagonisti sempre i tre di Santo Stefano. L’operazione «Coffee Shop» intanto prosegue a ritmo serrato, i carabinieri infatti sarebbero in possesso di alcuni elementi importanti che potrebbero portare al vertice dell’organizzazione nella quale i tre arrestati, avrebbero avuto il ruolo di «pusher». E’ questa la pista che trova più credito anche se non è esclusa del tutto l’ipotesi che il gruppetto abbia da sempre agito in modo autonomo attraverso contatti diretti con i fornitori di droga. Nel frattempo tremano anche i clienti che attraverso una vasta documentazione video-fotografica dovrebbero essere tutti identificati e segnalati alla Prefettura.
Carlo Galazzo