La Spezia, 9 agosto 2012 - IL LUNGO servizio nella Marina Militare passò, anche per loro, dalla Spezia e soprattutto dagli imbarchi sulle navi grigie di vecchia generazione. Lì le fibre-killer dell’amianto - usato un tempo nelle coibentazioni - volavano in libertà e se finivano nei polmoni nei marinai potevano innescare un conto alla rovescia con la morte.

Una sorta di roulette russa, senza consapevolezza alcuna (o forse solo ad alti livelli) dei rischi connessi all’esposizione. Per le patologie da amianto spirarono, nel 1986 e nel 2012, un sottufficiale segnalatore (prestò servizio dal 1941 al 1978) e un sottoffuciale elettricista (periodo di servizio 1950-1980).

Ora arriva il conforto ai rispettivi familiari nelle forme del riconoscimento dei benefici previsti dalla legge per le «Vittime del dovere»: 200mila euro complessivamente agli eredi e «pensione a superstite» di 1300 euro per vedove e figli. A porgere la notizia, di particolare interesse per l’ambiente militare spezzino, è Luciano Carleo, presidente di una delle tante associazioni impegnate nell’offensiva per i ricoscimenti per le esposizioni alle fibre killer, la Contramianto, con sede a Taranto, che rilancia l’insofferenza diffusa ad ogni livello, dagli alti ufficiali ai marinai: «Malgrado le evidenze dei danni alla salute provocati dall’amianto nessuno ne bloccò a tempo debito l’impiego; le leggi ne consentirono l’uso sino alla 1992.

Ma l’amianto ha continuato ad esserci anche nei decenni seguenti tanto che la presenza del cancerogeno sul naviglio militare arriva sino ai nostri giorni. Sono state 155 le navi militari con presenza di amianto sottoposte ad importanti interventi di bonifica negli ultimi anni. Un prezzo altissimo in termini di danni alla salute quello pagato dal personale militare e dagli operai e tecnici degli Arsenali della Marina con centinaia di morti e ammalati per patologie asbesto-correlate in particolare mesotelioma, cancro al polmone e alla laringe, asbestosi, placche pleuriche».

Per questo Carleo sottolinea l’importanza dei riconoscimenti postumi, ai sensi della legge per le «Vittime del dovere», tra le quali sono state ricomprese le vittime dell’esposizione all’amianto. Tanti i familiari - di militari già in servizio alla Spezia ma anche di personale civile dell’Arsenale - in lista d’attesa. Lo scenario per loro, dopo tanto dolore, si fa promettente; è desumibile dalle risposte date nei mesi scorsi dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ad un’intrepellanza: 141 le istanze giunte al ministero, 65 già esaminate favorevolmente dal Comitato di verifica per le cause di servizio; 3 definite anch’esse in senso favorevole dal comitato (cui però non è seguita la concessione dei benefici avendo i superstiti, in sede di transazione, rinunciato ai benefici stessi); 9 per le quali il Comitato si è espresso negativamente circa la dipendenza e/o riconducibilità della patologia alle particolari condizioni ambientali od operative; 23 si trovano attualmente presso il Comitato per l’emissione del prescritto parere; 27 in corso di istruttoria.

DI Corrado Ricci