La Spezia, 8 maggio 2013 - E' Giorgio Santacroce, 72 anni, originario di La Spezia e attualmente alla guida della Corte d'appello di Roma, il nuovo primo presidente della Corte di Cassazione. Lo ha nominato a maggioranza il plenum del Csm in una solenne seduta presieduta dal capo dello Stato. Da cinque anni guida la Corte d'appello di Roma, che è il più grande ufficio giudiziario d'Europa per estensione territoriale e bacino di utenza. E per 27 lunghi anni è stato pm nella capitale, occupandosi di inchieste scottanti, come quelle su Ustica e la Loggia P2. E' un curriculum di peso quello del nuovo primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce.

Nato a La Spezia, 72 anni,in magistratura da 48, la sua carriera si è svolta quasi tutta negli uffici giudiziari romani, ad eccezione di una parentesi di 11 anni alla Corte di Cassazione. Alla procura ordinaria capitolina è approdato nel 1970 e ci è rimasto per 20 anni. Anni intensi segnati da inchieste importanti, sul terrorismo rosso (gli attentati dei Nuclei armati proletari e il loro sequestro del giudice Giuseppe De Gennaro, l'uccisione di Giorgiana Masi a Ponte Garibaldi) e nero ( l'inchiesta su Avanguardia nazionale e sugli omicidi di Paolo di Nella e Francesco Cecchin), e su quello internazionale: è Santacroce ad occuparsi dell'omicidio di rappresentati dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina da parte di agenti del Mossad israeliano, così come degli attentati compiuti a Roma da esponenti di Settembre Nero. E' di quegli anni anche l'inchiesta sui fondi neri della Banca nazionale del lavoro e sul disastro di Ustica.

Dal 1990 con il passaggio alla Procura generale di Roma, Santacroce rappresenta con successo l'accusa nei processi riguardanti la Loggia P2, la vicenda delle lenzuola d'oro (in cui furono coinvolti i massimi dirigenti delle Ferrovie dello Stato), il sequestro del marchese Grazioli da parte della Banda della Magliana, i fiancheggiatori di Prima Linea e delle Brigate Rosse. E anche da consigliere di Cassazione, dove arriva nel 1997 restandovi per 11 anni, si occupa di vicende giudiziarie di risonanza nazionale: il giudizio di revisione dell'omicidio Calabresi, il processo per l'omicidio di Marta Russo, e quello a carico di Annamaria Franzoni, la mamma di Cogne condannata per l'omicidio del figlio Samuele. Negli anni Novanta viene sentito invece come testimone al processo Imi-Sir per una cena con Cesare Previti.