La Spezia, 15 aprile 2013 - C ’ERA il concreto pericolo che gli indagati potessero commettere altri gravi delitti della stessa specie di quelli al centro dell’inchiesta. Per questo sono scattati gli arresti domiciliari. La circostanza si desume dall’ordine di custodia firmato dal gip Diana Brusacà nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti da 1500 euro pagate, o da pagare, al funzionario dell’Agenzia dell’Entrate Sergio Romano, addetto alle verifiche sull’importo della tassa di registro relativa alle compravendite immobiliari e di azienda, per stoppare gli accertamenti fiscali nei confronti dei venditori che, secondo i rilievi, avrebbero incassato più di quanto dichiarato negli atti.

A proposito dei commercialisti coindagati - Giovanni Baldi, Roberto Truffello, Roberto Messuri e Rino Lotti il giudice - il giudice parla di «collaudata abitudine a cercare, con la parte meno trasparente della pubblica amministrazione, accordi illeciti». Ciò viene desunto da certi passaggi delle intercettazioni telefoniche che danno l’idea di comportamenti sistematici in passato. Ma anche da un piano futuro che sarebbe stato coltivato da Truffello in una vicenda estranea all’Agenzia delle Entrate: una verifica fiscale ad un medico spezzino da parte degli uomini della Guardia di Finanza insospettiti dal suo tenore di vita superiore a quanto consentirebbe lo stipendio. Truffello si offre di sondare il terreno per capire se «allungando un po’ di pila» sarebbe stato possibile ammorbidre l’accertamento fiscale. Truffello, prima di muoversi, chiede l’assenso: «Però mi devi dare libertà di azione nel senso che se tu mi dici di non spingere a chiedergli... me lo devi dire, eh ». La risposta: «Ho paura perchè sono comunisti...».
 

OGGI gli interrogatori di garanzia di Truffello e dell’indagato più esposto, Sergio Romano. Il primo difeso dall’avvocato Davide Bonanni, il secondo all’avvocato Aldo Niccolini. Si profilerebbe un atteggiamento collaborativo.