E’ SUCCESSO il 24 settembre scorso, ma poteva capitare prima. Epotrebbe accadere ancora se non si mette mano ad un intervento davvero risolutivo. Il rischio-frane su Via dell’Amore viene da lontano. E tutti coloro, milioni di persone, che vi sono transitati prima dell’ultimo smottamento possono dirsi fortunati se non è capitato loro quanto patito dalle turiste australiane travolte dai massi. «Questione di buona sorte...» spiegano i geologi Alfonso e Valeria Bellini - i consulenti del gip Diana Brusacà -nella loro perizia-denuncia. La denuncia dei rischi si salda a quella del vecchio sistema degli interventi tampone, con l’occhio più alla cassa che all’incolumità delle persone. «E’ prevalso il criterio di riaprire la strada prima possibile e a qualsiasi costo, dando priorità agli aspetti economici ottenibili dalla strada aperta piuttosto che alla sicurezza di coloro cui veniva permesso di percorrere il sentiero», scrivono sempre i periti, lanciando un monito: «Bisogna cambiare registro». Lo dicono nella conclusione nella loro relazione tecnica il cui contenuto pesa non solo sul piano giudiziario ma anche su quello dell’impegno amministrativo: locale, regionale, nazionale. Di qui la decisione di pubblicare integralmente  la perizia, sul nostro sito Internet, per permettere a tutti i soggetti che hanno a cuore la riapertura la Via dell’Amore di capire quale è la posta in gioco: la vita delle persone, prima del business.