Lerici (La Spezia), 1 gennaio 2013 - Ulteriore svolta nel caso di Andrea Calevo. Stamani i carabinieri del Ros hanno arrestato una quarta persona implicata nel sequestro dell'imprenditore spezzino, liberato ieri con un blitz interforze a Sarzana. Si tratta di Simon Alilai, albanese di 23 anni. Alilai era già stato perquisito ieri dopo il blitz di Ros e Sco che ha portato alla liberazione dell'imprenditore. Ma il cerchio delle persone sui cui si indaga si allarga a vista d'occhio.

LA PRIGIONIA TRA GINNASTICA E ARANCE - ''Mi avete fatto rinascere. Grazie''. Poi le lacrime. E' la frase che Andrea Calevo ha pronunciato al momento della liberazione e testimonia lo stato di segregazione che ha vissuto durante le due settimane del rapimento. Andrea passava il tempo ''facendo flessioni e camminando''. ''Mi hanno portato subito li', dove sono stato trovato, non mi hanno mai spostato. Quando mi hanno preso mi hanno detto di stare tranquillo che mi avrebbero riportato subito a casa. E invece mi hanno portato a Sarzana, e mi hanno messo in quello sgabuzzino''. La stanza in cui e' rimasto segregato Calevo era ''piccolissima. C'era una rete con un materasso. Io mi alzavo quando pensavo che fosse mattina e mangiavo due arance''. I suoi aguzzini non sono stati particolarmente violenti. ''Mi hanno picchiato solo una volta, quando non volevo scrivere a mia madre per il riscatto. I rapitori non li vedevo mai. Uno solo mi portava da mangiare. Non parlava molto, ma parlava italiano''. E le catene? ''Un giorno mi sono accorto che la catena che avevo ai piedi era allentata, cosi' mi sono liberato e tornavo a incatenarmi quando li sentivo arrivare, ma loro non si sono mai accorti di nulla''. Andrea non ha mai provato a fuggire. ''Temevo che potessero reagire male e quindi non ho cercato di reagire alla prigionia: ho vissuto momenti in cui mi sono senti molto giu' e altri in cui ho sperato''. Poi descrive il suo 'bagno': ''Nella stanza avevo due secchi, uno pieno d'acqua e il secondo che usavo come gabinetto. Per altre esigenze fisiologiche mi portavano un sacchetto che tutti i giorni ritiravano''. C'era una domanda ricorrente che Andrea rivolgeva a chi gli portava da mangiare: ''Perche' mi avete rapito, non c'e' motivo''.

IL CAPODANNO A CASA: FESTA IN UN HOTEL - Andrea Calevo e la sua famiglia hanno trascorso il 31 dicembre in un hotel di Lerici, dove era stata preparata in onore di Andrea una cena da quaranta invitati. Sorrisi e abbracci per il giovane, che ha ringraziato tutti. La festa e' iniziata nella villa della famiglia Calevo, affacciata sul mare, gia' in prima serata, quando dalla piazza di Lerici hanno cominciato a suonare la musica, tutta dedicata all'amico ritrovato. Poi, l'accensione degli oltre 400 lumini a formare la scritta 'Bentornato Andrea', visibile dalla villa e commovente. Belli, eleganti ma informali, i due giovani Andrea e Ines, la fidanzata spagnola, e mamma Sandra sono usciti dalla villa verso le 21,30 per andare a cena. Musica e cena, menu' della tradizione che porti fortuna e denaro, felicita' e amore, champagne francese e bollicine italiane. Il brindisi, gli auguri, per una giornata che il ragazzo non dimenticherà.

LE DICHARAZIONI DI CALEVO A TGCOM24: "E' stato il più bel risveglio da tanto tempo, finalmente mi sento al sicuro -  ha detto il ragazzo a Tgcom24 - Gli inquirenti mi hanno chiesto  la ricostruzione dei fatti: ho ricordato nel dettaglio tutti i momenti del sequestro, dal rapimento alla scarcerazione. Mi hanno portato alla villa dove sono stato questi 15 giorni con la mia macchina. Da casa mia alla villa abbiamo fatto un percorso breve, di 10 minuti: solo quattro chilometri di distanza quindi più o meno ho capito dove mi trovavo".

"Ero completamente isolato, sottoterra, non ho sentito nulla, c'era il silenzio più totale, non sentivo nemmeno i passi dei sequestrtori, solo un tavolo che si muoveva e il rumore di uno sciacquone - ha proseguito il ragazzo -.  In 15 giorni ho visto solo una persona, era l'uomo che mi è venuto a dare da mangiare. Devo dire che non mi hanno trattato male, non mi picchiavano, non mi torturavano, non abusavano del loro potere su di me. Nelle ultime fasi avevo paura che, mossi dal panico, potessero farmi del male".

ANDREA CALEVO: "VOGLIO TORNARE A LAVORARE SUBITO" - "E' stata una sensazione fantastica, ho festeggiato con gli amici. E' stata un'emozione incredibile. Quando ero in prigionia pensavo di abbracciare i miei cari e miei amici. Devo ringraziare per l'affetto di tutta la gente e le forze di polizia e i carabinieri". Sono queste le parole di Andrea Calevo, l'imprenditore di Lerici rapito il 16 dicembre, ad un giorno dalla sua liberazione ai microfoni di Sky Tg24. ''Non so cosa dire ai miei rapitori, ma a loro ho chiesto perche' mi avevano rapito, non c'era motivo per farlo'', ha poi detto Andrea Calevo. "Grazie a polizia e carabinieri adesso mi sento al sicuro", è il commento di Calevo.

PRIMO CONTATTO CON DESTRI - Il primo contatto tra i rapitori di Andrea Calevo e la famiglia dell'imprenditore è stato effettuato da Pierluigi Destri. L'anziano imprenditore e' stato incastrato non solo dalla presenza del suo cellulare a Pisa, in piazza dei Miracoli, vicino alla cabina telefonica usata per telefonare il 18 dicembre alla famiglia Calevo ma anche dalla stessa voce di Destri. Gli investigatori infatti, registrata la telefonata in cui un uomo diceva: ''sei sua sorella? Prepara i soldi'', hanno comparato quella voce con una registrazione effettuata in tribunale durante un procedimento penale in cui era imputato proprio Destri. La comparazione delle voci ha dato esito positivo. Inoltre, nell'auto del piccolo imprenditore sono stati trovati gli scontrini dell'autostrada con l'indicazione di giorno e ora compatibili con quella telefonata.

ANDREA CALEVO A COLLOQUI CON LA POLIZIA: LA SUA TESTIMONIANZA - Lungo colloquio nella villa Calevo tra Andrea e il capo della Squadra Mobile della Spezia, Girolamo Ascione. Calevoha fornito la propria testimonianza sulle fasi del sequestro e della prigionia, con un approfondimento sulla figura di Pierluigi Destri, capo della banda di rapitori.

LA SORELLA SU FACEBOOK: "ODIAVO IL CAPODANNO" - La sorella di Andrea Calevo, Laura, affida a Facebook la gioia per la liberazione del fratello: "Odiavo il Capodanno ma questo è il più bello da essere festeggiato e vissuto".

ECCO I VOLTI DELLE QUATTRO PERSONE ARRESTATE

DIECI PERSONE COINVOLTE - Sarebbero dieci le persone coinvolte, a vario titolo, nel sequestro. Una ventina le persone sentite. Tra gli arrestati, uno di loro avrebbe già ammesso le proprie responsabilità, fornendo agli uomini del Ros e dello Sco indicazioni sullo schema organizzativo della banda che ha messo in atto il sequestro. Delle persone indicate dagli inquirenti, non tutti sarebbero allo stato indagati, ma interrogatori e accertamenti potrebbero in breve portare all'iscrizione dei loro nomi sul registro degli indagati come concorrenti e fiancheggiatori nel sequestro di persona.

 

PRESO IL CAPOBANDA - Ieri per il rapimento dell'imprenditore, sono stati fermati tre uomini: due italiani e un albanese. Tra di loro c'è Pierluigi Destri, capo della banda che ha rapito Calevo, originario di Ameglia, titolare di un'impresa edile e cliente di Calevo. In passato era stato coinvolto in un'inchiesta per  tangenti nel Comune di Ameglia e condannato per concorso in concussione. Era stato indagato anche per reati legati alla droga e per aver fatto da basista per rapine in banca. Sua la villa dove l'imprenditore era tenuto prigioniero. Insieme a lui sono stati arrestati il nipote, Davide Bandoni, 23 anni di La Spezia, e l'albanese Vila Fabjion, 20 anni anche lui, operaio nel settore dell'edilizia, che avrebbe guidato l'auto di Calevo.

INCASTRATO DALLA TELECAMERA - Una telecamera di sorveglianza ha ripreso la macchina di Andrea Calevo la notte del rapimento e un furgone bianco che li seguiva. A causa del buio gli inquirenti non sono riusciti a leggere la targa ma dopo un lungo lavoro hanno intercettato il furgone e sono così arrivati al Destri che al momento dell'arresto era in compagnia di un'albanese di 20 anni risultata estranea ai fatti.

SEQUESTRATORI TRADITI DA UNA PIZZA - I sequestratori di Calevo, ha spiegato il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce, sono "stati traditi da una telefonata arrivata il giorno dopo il sequestro e fatta da Pisa: chiamata tracciata da telecamere ambientali che ha portato a individuare i responsabili". C'erano certezze sull'identità dei rapitori ma non sul loro covo. La conferma su dove fosse tenuto nascosto il giovane, è arrivata da un'altra interecettazione telefonica nella quale Destri (ritenuto l'ideatore del sequestro) ordinava una pizza a domicilio, una sola pizza che verrà loro consegnata poco più tardi. A quel punto gli investigatori hanno capito che quella 'pizza' era stata ordinata non tanto per gli abitanti della villetta, che erano due, ma per l'ostaggio che presumibilmente era nascosto nella stessa villetta. Questo è stato un indizio che ha fatto pensare agli investigatori che l'ostaggio fosse nella villetta.

IN TRAPPOLA - Prima di effettuare il blitz che ha portato alla liberazione di Andrea Calevo, polizia e carabinieri hanno teso una trappola ai sequestratori per farli uscire e non mettere così in pericolo la vita dell'ostaggio. Gli investigatori hanno provveduto a 'isolare' i telefoni cellulari di Davide Bandoni e di Fabijan Vila così che non potessero parlarsi o avvertire Pierluigi Destri, che stava per essere catturato in centro a Sarzana. Poi, quando sono usciti per strada, i due sono stati catturati. Dopodiché gli investigatori sono entrati nella villetta di Destri preceduti da un gruppo di uomini armati e hanno cominciato a cercare Andrea, trovato in un locale di un metro e mezzo per due ricavato nella stanza seminterrata della villetta.

IL RACCONTO DI ANDREA - "Ho capito che mi stavano liberando perché hanno fatto molto rumore, mentre di solito durante la prigionia era tutto molto silenzioso - racconta l'imprenditore che sembra abbia superato bene lo shock della prigionia - quando e' entrata polizia e carabinieri ci siamo abbracciati ed e' stata una emozione incredibile. Gli investigatori mi hanno subito portato a casa e appena sono arrivato mia mamma aveva scoperto che mia avevano liberato dalla tv. Quando sono arrivato ci siamo abbracciati con lei e mia sorella". "Due giorni fa ho pensato anche che non sarei mai piu' tornato a casa, - confessa il 31enne - perche' avevo un po' perso le speranze, perche' avevo paura che avendo loro paura mi potessero fare del male. All'inizio non mi davano la sensazione che volessero farmi del male". "Devo ringraziare le forze dell'ordine che sono state grandi e hanno fatto un'azione di intelligence - conclude Calevo - per riuscire a trovare dov'ero e devo ringraziare tutta la popolazione locale perche' purtroppo non ho letto i giornali, ma adesso i giornali me li ha fatti leggere mia mamma e ho visto che hanno fatto tutti tantissimo".

LA RICHIESTA DI RISCATTO - "Ho avuto paura di morire quando mi hanno detto che volevano vendermi ad altri. Ho pensato: chissa' come mi tratteranno gli altri - ha detto Calevo - perche' in fondo in questi 15 giorni mi hanno trattato bene''. Gli inquirenti pensano che l'idea di una ipotetica 'vendita' dell'ostaggio ''anche se non da escludere a priori'' potrebbe esser stata usata per far pressioni sull'ostaggio in vista della richiesta del riscatto. Per il rapimento era giunta alla famiglia via posta una richiesta di riscatto di 8 milioni di euro. "Andrea sta bene, preparate i soldi", poche parole nella lettera scritta di pugno dallo stesso Calevo e recapitata ai familiari il 21 dicembre. "Me l'hanno dettata - spiega il giovane -. Io dovevo scrivere quello che mi dicevano loro".

"NON CONOSCEVO DESTRI" - "Non ho assolutamente capito chi erano e non conoscevo nemmeno Destri. Mi hanno detto che è un mio cliente, ma non l'ho mai conosciuto. Non ho mai avuto problemi con clienti e con nessuno. Abbiamo avuto sempre degli ottimi rapporti con chiunque e nella mia vita e' la prima volta che mi capita una scorrettezza da parte di qualcuno. Non ho mai avuto nessuna minaccia e nessuna ritorsione e non ho mai litigato per questioni di soldi. Sono una persona che piuttosto che litigare cerca di trovare un accordo". Cosi' Andrea Calevo parlando con i giornalisti.

I LUOGHI DEL SEQUESTRO CALEVO
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"NON MI HANNO MAI PICCHIATO" - "Quando mi hanno portato via non parlavano tanto, stavano sulle loro e all'inizio non pensavo che mi volessero sequestrare, - continua l'imprenditore - ma che mi volessero liberare per poi liberare mia madre, mi sono accorto di essere sequestrato quando mi hanno portato dentro la stanza. "I rapitori arrivavano sempre con il volto coperto, - racconta Calevo dei momenti della prigionia - mi davano da mangiare, parlavano poco e mi trattavano bene, ma dopo 15 giorni che non succedeva nulla, gli animi si potevano scaldare e dicevano che poteva succedermi qualcosa. Non mi hanno mai malmenato. La catena non era fissata bene e quindi potevo muovermi un po di piu', ma non potevo liberarmi da solo da quella prigione".

LA NOTTE DOPO LA LIBERAZIONE - Intanto ieri sera è stata la prima notte di libertà per Andrea  Calevo, che ha coinciso con il Capodanno 2013. L'imprenditore ha trascorso la serata a casa di amici con la madre Sandra e la fidanzata Ines (FOTO). In piazza a Lerici la festa e' stata interamente dedicata a lui, con 400 lumini a comporre le parole 'Bentornato Andrea' e i dj che gli hanno dedicato brani e auguri allo scoccare della mezzanotte. Lungo l'Aurelia, gli striscioni con la scritta 'Andrea libero!' appesi subito dopo il sequestro sono stati tutti modificati in 'Andrea e' libero!'

LA PRIGIONIA, LEGATO CON UNA CATENA - Quindici giorni di terrore. Il giovane imprenditore è rimasto tutto il tempo del rapimento all'interno di una cantina nella periferia di Sarzana in via del Corso (FOTO), nell'abitazione di Destri, a pochi chilometri da casa. L'hanno trovato in un angolo dello scantinato, legato a una finestra con una catena. "Grazie" e poi si è messo a piangere. Questa la reazione di Calevo appena ha visto i Carabinieri del Ros fare irruzione nello scantinato. "Sto bene - ha detto - voglio ringraziare gli inquirenti per quello che hanno fatto e voglio rivedere mia madre". Poi, una volta tornato a casa, ha raccontato i dettagli del sequestro: "Ero in un posto piccolo e chiuso, non sapevo dov'ero. Mi hanno tolto l'orologio. Credevo fosse già il primo gennaio perché mi è sembrato di sentire i fuochi d'artificio". L'imprenditore è apparso dimagrito ma felice: "Ho perso diversi chili. Sono riuscito a sfilarmi la catena, mi slegavo ogni giorno e camminavo per la stanza. Me la rimettevo quando tornavano''.

LA MAMMA: "UN SENSAZIONE BELLISSIMA" - E' stata una cosa bellissima". Lo ha detto la signora Sandra, madre di Andrea Calevo, subito dopo la liberazione del figlio. La donna ha ringraziato tutti per il lavoro che ha portato ad una conclusione positiva della vicenda.

LA SORELLA: "GRAZIE A TUTTI" - Laura Calevo, sorella dell'imprenditore, ieri è uscita dal cancello della villa di Lerici per salutare la piccola folla di amici del ragazzo riunita davanti a casa "grazie a tutti, ringrazio i giornalisti, anche se hanno rotto un po' ci hanno aiutato". La donna nei giorni scorsi aveva lanciato un appello ai rapitori.

LERICI, DA NOTTE DI VEGLIA A FESTA COI BOTTI - Da veglia di speranza, silenziosa, a serata di festa coi botti: Lerici ha festeggiato così la liberazione di Andrea Calevo. Cittadini e commercianti lericini già nei giorni scorsi si erano dati appuntamento a mezzanotte per una veglia-appello per chiedere la liberazione del concittadino. Quella veglia si è trasformata ieri sera in una festa di fine anno con musica e fuochi d'artificio. ''Avevamo comprato 400 lumini per illuminare la piazza con la scritta 'Liberate Andrea' - ha spiegato Cristina Anastasi, amica di Calevo e tra le promotrici dell'iniziativa -. Ora li utilizzeremo per scrivere 'Bentornato Andrea''. ''Oggi possiamo dire che a Lerici è tornato il sole - ha aggiunto il sindaco, Marco Caluri -. Per la nostra comunità non ci poteva essere regalo più bello. Il sequestro di Andrea ha coinvolto emotivamente tutto il paese, e oggi è un grande giorno''.

 

Redazione online