La Spezia, 4 settembre 2012 - Saccheggiato il relitto dell’aereo Reggiane Re.2000 ammarato e affondato il 16 aprile del 1943 davanti alla costa delle Nere, del Comune di Porto Venere: è sparita la ruota posteriore con una parte del carrello. A fare la scoperta sono stati i sub di "5 Terre Academy" e di "Apnea Tribù".

"Ci siamo immersi -racconta Ilaria Gonelli di Apnea Tribù - per realizzare delle riprese fotografiche e dei video, e dopo un primo giro intorno al relitto ci siamo accorti del pezzo sottratto".

Non deve essere stato facile per i "predoni del mare" l’asportazione di questo pezzo sia per le dimensioni che per il suo peso: sicuramente l’operazione è stata pensata attentamente, così come la scelta dell’orario, forse in orario notturno per evitare occhi indiscreti. "Siamo di fronte ad un vero e atto vandalico - sostiene Leonardo D’Imporzano di 5 Terre Academy - oltrechè ad un reato contemplato nel nostro codice penale".

"Un peccato - continua Leonardo - perché questo relitto, unico al mondo, aumentava l’offerta turistica delle immersioni nel nostro mare, offrendo un nuovo relitto ad una profondità accessibile anche a chi è semplicemente in possesso di un primo brevetto".

"Ci auguriamo - conclude Ilaria - che chi abbia trafugato il pezzo in questione lo riporti dove è stato prelevato. Anche se ci accontenteremo che dal relitto non vengano trafugati altri piccoli ricordini. Vista la presenza di levette, dell’estintore e di altri piccoli oggetti".

La scoperta del relitto aereo avvenne nei primi giorni dell’aprile scorso, durante un’esercitazione di routine del team dei palombari di Comfordrag (Comando delle Forze di Contromisure Mine con sede nella base navale). La "prova" dell’esistenza di una massa metallica l’aveva data il sonar del veicolo sottomarino autonomo "Remus" mentre batteva l’area in questione per un test, interfacciato con un’unità di superficie. I sub avevano poi accertato che si trattava di un piccolo velivolo monoposto. Attorno ad esso un groviglio di reti da pesca, evidentemente ’tagliate’ dopo l’incoccio effettuato da qualche peschereccio a strascico, incoccio magari avvenuto ad una notevole distanza dal luogo di ritrovamento, dove poi sarebbe stato ’scaricato’, per porlo fuori delle rotte dello strascico stesso. Di certo, però, nessuna segnalazione era mai giunta, prima d’allora, all’autorità marittima.

Dalle fotografie scattate sul fondo dai palombari erano emersi i contorni dell’aereo che avevano dato il "la" all’idenficazione del velivolo: "Un Reggiane Re.2000, un caccia italiano sviluppato durante la seconda guerra mondiale e impiegato nella base di Sarzana". Così era stato scritto nel sito Internet della Marina Militare dopo l’interlocuzione con un ricercatore, Giampiero Vaccaro, di Piombino, interessato all’identificazione dell’aereo da parte di uno spezzino che era venuto a conoscenza del ritrovamento. Lui è Cristiano Ferrari, 43 anni, cugino del pilota Luigi Guerrieri che, il 16 aprile del 1943, durante un’esercitazione, a causa di un’avaria al motore, ammarò al largo delle Cinque Terre col suo ’caccia’, riuscendo a salvarsi. L’intuizione di Cristiano secondo la quale quello ritrovato dai palombari della Marina poteva essere il velivolo del cugino maresciallo (allora 27 enne, fratello del più famoso Amelio Guerrieri, volto noto della Resistenza spezzina) aveva trovato conferma dai riscontri di Vaccaro, con il quale è in contatto da tempo per ricostruire la carriera militare del proprio congiunto.

di Corrado Ricci